Ma tutto questo non è avvenuto e Ruffini afferma di non aver “preso la parola non semplicemente perché ligio alle direttive di partito ma perché convinto che ulteriori distinguo, miei o di consiglieri di altri territori, non avrebbero aiutato a trovare una sintesi utile per la proposta da presentare al Governo”.
“Di fronte ad un atteggiamento responsabile e altamente istituzionale come quello assunto da tutti noi, la maggioranza, per evitare una forte spaccatura al loro interno, ha scelto di non scegliere e, credo unica realtà in Italia, decide di abolire tutte le Province. Abbiamo rinunciato – aggiungo i due consiglieri teramani del Pd – sia all’uovo oggi che alla gallina domani. Risultato abnorme e paradossale che ci toglie ogni possibilità di contrattazione con il Governo. La soluzione c’era: una sola provincia, anche senza indicare quale, l’individuazione di una macro ripartizione di uffici e servizi sulla base di ambiti territoriali omogenei salvaguardando soprattutto i capoluoghi di provincia. Il Presidente della Regione avrebbe dovuto condividere “la provincia unica” così come aveva già dichiarato più volte alla stampa. Per non spaccare invece la sua maggioranza e per poter continuare a presentarsi come “l’anticipatore di Monti” si è addirittura convertito alle tesi dell’IdV votando e facendo votare, di fatto, la loro proposta. Rimane l’amarezza perché con la provincia unica avremmo potuto contrattare con il Governo la permanenza di una serie di uffici statali, mentre con “zero province” ci passerà sopra. Amarezza ancora più forte per tutti coloro che sono venuti a sostenere la provincia di Teramo perché sono stati ingannati ed utilizzati per tenere unita la maggioranza. Avremmo accolto le giuste critiche se la maggioranza ci avesse presentato uno straccio di proposta per salvare Teramo e noi consiglieri teramani non l’avessimo votata. Allora si che le critiche sarebbero dovuto essere forti e roboanti. Ma davanti al fumo della maggioranza riteniamo che le critiche dovevano essere rivolte a Chiodi e company che nel teramano finora non hanno portato nulla”.
Secondo Ruffini e Di Luca nulla per l’Università e il Braga, per il Teramo Basket, per la Teramo-mare e la Pedemontana, per il rilancio dell’area produttiva della Val Vibrata, per coprire i debiti della cabinovia del Gran Sasso e “tanti nulla ancora – concludono i consiglieri regionali – per non parlare dello spettacolo penoso della gestione della sanità teramana. Più che a fare ri-decollare questa nostra terra Chiodi pensa esclusivamente al suo decollo su Roma. Peccato che a questa trappola ci stanno cadendo in molti”.