Non ci sta Gabriele Viviani, ex segretario dei Dem, ad incassare senza colpo ferire le stoccate arrivate dal Comitato Progressisti per il Pd.
Non ci sta a subire le critiche per quello che è stata la sua gestione del circolo fino al recente defenestramento.
In una lunga nota, Viviani replica alle esternazioni contenute nella nota diffusa da Valerio Di Mattia
” Tengo a sottolineare”, dice, ” che i decenni di militanza nella sinistra mi hanno immunizzato dal turbamento che può scaturire nel veder crescere il numero delle tessere con l’approssimarsi delle fasi congressuali. Ciò non vuol dire, però, che 100 tessere fatte in 5 giorni da un commissario di circolo non debbano essere meritevoli di una sottolineatura. È evidente che l’assessore Dino Pepe con questo tipo di tesseramento sta conducendo la propria, personalissima battaglia all’interno del Partito Democratico provinciale.
Ad Alba Adriatica ci siamo occupati di piano traffico e viabilità con nostre proposte inviando in ultimo persino una PEC al Ministro Del Rio, abbiamo realizzato nel 2015 la Festa Adriatica del Partito Democratico nella quale si è discusso, tra le altre cose, della vocazione turistica della nostra cittadina, del mare e degli sport ad esso legati. Abbiamo realizzato diversi convegni e la mostra fotografica degli opifici della Val Vibrata di inizio novecento alla quale fece seguito un convegno con ospiti di prestigio. Abbiamo sempre dialogato con le associazioni del territorio e quando è servito abbiamo preso posizione e difeso il mondo dell’associazionismo e gli eventi importanti per il turismo come il carnevale estivo organizzato dall’Associazione Albamici.
Siamo stati più volte in prima linea a contestare le disattenzioni dell’attuale amministrazione: dal piano traffico ancora nel “cassetto” a quello urbanistico fino alla situazione in cui versa il cimitero e alle tante segnalazioni sul degrado della città.
In ultimo ho sollevato più volte in qualità di segretario del circolo locale la questione relativa al fenomeno migratorio che tocca particolarmente il nostro territorio e che necessita di una riflessione seria e di tavoli di confronto ad ogni livello.
Tutti temi e iniziative politiche. L’ultimo dei quali è stato preso a pretesto per la mia espulsione dal PD.
La sede. La sede del Partito Democratico, sotto la mia direzione, è sempre stata aperta all’accoglienza di tutti e la chiusura della vecchia sede è stata decisa solo perché ce n’era una nuova messa a disposizione da un iscritto del partito.
Come è facilmente intuibile non c’è nulla da ricostruire e non ci sono macerie da spalare, tranne quelle che, a questo punto, lascerà un commissariamento voluto solo per innescare una becera guerra interna”.