Atri. È arrivata la pronuncia ‘scontata’ del Consiglio di Stato che ha ritenuto legittima la decisione di chiudere il punto nascita di Atri a causa del mancato raggiungimento del fatidico numero dei 500 parti.
Il Comitato San Liberatore non si tocca però non è sorpreso di tale decisione “perché il destino del nostro punto nascita era già stato segnato dalle scelte della nostra politica regionale che in maniera cieca ed irrazionale aveva disposto la chiusura del reparto senza tenere in considerazione l’alta qualità ed efficienza da sempre garantita nel nostro punto nascita certificata dai più bassi tassi di mortalità neonatale e da un basso ricorso al parto cesareo, la particolare caratteristica orografica del nostro territorio (la nevicata di inizio anno chissà se ha fatto riflettere qualcuno di questi grandi statisti) e per concludere il fatto che il punto nascita assisteva un numero di parti praticamente pari a quel numerino che oggi ha richiamato il consiglio di Stato per confermare la chiusura. Chissà se oggi staremmo a parlare di chiusura se il parto indolore fosse stato attivato, se le partorienti del nostro territorio non fossero state dirottate verso altri nosocomi, se si fosse investito sul nostro punto nascita invece di privilegiare Sant’Omero e Teramo per logiche politiche ed aziendali. Il disegno è compiuto: si era deciso di chiudere il punto nascita ed in pochi anni la politica regionale è riuscita a raggiungere l’obiettivo”.
Sull’annuncio del consigliere Luciano Monticelli dell’arrivo di nuovo personale medico ad Atri, il Comitato in difesa dell’ospedale commenta: “Oggi qualche politico, in cerca di confermare la propria poltrona, vuole cercare di pulirsi la coscienza non perdendo mai occasione per esaltare l’arrivo di nuovi medici nel nostro nosocomio. Sono arrivati nuovi medici, si è puntato su nuovi reparti come l’oculistica ma nessuno ci spiega perché è stato smantellato il reparto di ginecologia ed ostetricia con conseguente declassamento dell’eccellente reparto di pediatria. Per noi e per tutti il San Liberatore aveva già dei fiori all’occhiello e la politica ha deciso irrazionalmente di colpire il nostro nosocomio. Le elezioni si avvicinano sempre più ed oggi la politica regionale cerca disperatamente di recuperare terreno nel nostro territorio esaltando l’arrivo di nuovi medici al San Liberatore. Medici che saranno di passaggio e che, seppur molto competenti, non crediamo riusciranno a lungo termine a risollevare le sorti del nostro Ospedale. Qualche politico a breve realizzerà che i cittadini del nostro territorio non hanno l’anello al naso e ritornerà a casa”.
Il Comitato San Liberatore non si tocca spera che “in futuro ci sia una seria e condivisa programmazione di sviluppo del San Liberatore e per questo continueremo a tenere viva la nostra battaglia che non terminerà se non quando ci venga restituito ciò che ci hanno tolto”.