Sul futuro dei centri per l’impiego, intanto, ieri mattina il presidente e l’assessore al Lavoro, Eva Guardiani hanno incontrato in Regione il governatore Gianni Chiodi e l’assessore Paolo Gatti e ieri pomeriggio, si è parlato ancora di Teramo Lavoro al tavolo provinciale, alla presenza delle organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil).
“In particolare” spiega Catarra “si stanno verificando tutte le soluzioni tecnicamente percorribili, ribadendo, anche nell’ultimo tavolo che abbiamo convocato ieri pomeriggio con i sindacati, che la volontà di questa amministrazione è quella di assicurare tanto i servizi quanto i livelli occupazionali. Mentre non ci sono problemi per garantire la continuità dei servizi erogati dalla Teramo Lavoro e retribuiti con fondi propri dell’Ente, per i quali ci sono in bilancio le risorse necessarie, le principali incertezze pesano sul futuro dei servizi pagati con il Fondo sociale europeo, ossia le attività a supporto dei centri per l’impiego”.
Il presidente Chiodi ha fatto presente che la questione è al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e che, qualora si decidesse di procedere alla regionalizzazione dei centri per l’impiego, anche l’Abruzzo, insieme a tutte le altre regioni italiane, si orienterà nel riservarsi la gestione diretta delle politiche attive del lavoro e dei fondi Fse.
“Questo ovviamente” prosegue Catarra “Europa permettendo, in quanto, come previsto dalla legislazione comunitaria e regionale in materia, le Province sono state individuate come organismi intermedi nella gestione dei fondi Fse Por 2007-2013, cioè sono state chiamate a gestire quota parte delle risorse POR e, con riferimento agli interventi attuati con tali risorse, ad essere responsabili delle relative attività di programmazione, gestione, controllo e monitoraggio. Come si vede si tratta di una questione decisamente complessa, che in ogni caso non si potrà dirimere prima del prossimo autunno, quando si attendono risoluzioni certe circa il futuro delle Province sia da parte del Governo Monti che della Consulta, chiamata ad esprimersi, con udienza fissata al 6 novembre, sul ricorso per illegittimità istituzionale dell’art. 23 del Decreto Salva-Italia”.