“Un fatto gravissimo” ha detto il segretario di partito Robert Verrocchio “che non fa onore alla politica del centro destra”.
Andiamo ai fatti. L’Assemblea viene aperta dal presidente Giacomo Di Pietro che, subito, viene interrotto dal portavoce della maggioranza, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi. “Abbiamo una comunicazione da fare” ha detto. E la comunicazione è chiara, di quelle che non lasciano spazio alle interpretazioni: “O il Consiglio di Amministrazione si dimette o il Bilancio non sarà approvato”. A quel punto, il bivio era tracciato: cedere o sfidare? Il primo a rassegnare le dimissioni è stato il vice presidente, seguito dal presidente Di Pietro. A quel punto, i giochi erano fatti: CdA annullato e bilancio approvato all’unanimità con un utile di 150mila euro.
“E’ stata anteposta con metodi muscolari la valutazione del bilancio alla richiesta di dimissioni del CdA” ha detto il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro. “Un atteggiamento che lascia tristi e interdetti sotto l’aspetto umano, dato che nessuno di loro ha messo in primo piano gli interessi della collettività. Se non avessero rassegnato le dimissioni, il bilancio sarebbe stato bocciato, vanificando buona parte degli sforzi fatti finora. E’ ora di cambiare: basta con la politica delle poltrone!”
“Era l’unico modo per evitare il blocco totale delle attività amministrative” aggiunge il primo cittadino di Campli Gabriele Giovannini”.
Il prossimo passo, ora, è l’assemblea del 25 luglio prossimo, quando saranno nominati i nuovi consiglieri di amministrazione. “Che poi” aggiunge Mastromauro “è la stessa data che avevamo proposto noi. Il Cda, infatti, era destinato a morire alla scadenza naturale nel 2012, ma avevamo chiesto un confronto, proprio il 25, per completare il percorso con l’affidamento in house e l’ingresso di altri quattro Comuni che ne avevano fatto richiesta (tra questi Pineto, Fano Adriano e Isola del Gran Sasso), prima di discutere la nuova composizione del Cda. Ma ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento di chiusura diretto a salvaguardare solo la poltrona. A quel punto, le dimissioni sono state obbligate per evitare un black out del Ruzzo in provincia”.
La vicenda è destinata ad aprire nuovi scenari. Tanti i malumori, a destra e sinistra, confermati dalla dichiarazione conclusiva del primo cittadino giuliese che, ad una domanda di un giornalista, ha risposto: “No, io non mi sarei dimesso”. Cosa succederà adesso?
Il commento di Francesco Antonini, Pdci Teramo. “Sono passate poche settimane dal Referendum che ha visto una scelta decisa da parte dell’elettorato italiano: l’acqua, bene comune, deve essere gestito in forme esclusivamente pubbliche. Di fronte a questo forte ed inequivocabile segnale politico del voto nella giornata di oggi i Sindaci di centro destra hanno dato luogo a comportamenti vergognosi ed irresponsabili. Che grande segnale di responsabilità e, soprattutto, quali nobili interessi animano questi signori e le loro forze politiche di riferimento. Sappiano i Sindaci del centro destra che il PdCI e la Federazione della Sinistra vigilerà affinchè la volontà popolare sia rispettata ed affinchè ne siano fedeli esecutori per la conservazione ed il miglioramento della gestione PUBBLICA del servizio idrico da parte della società Ruzzo Spa”.
“Consigliamo al centrosinistra provinciale” aggiunge Elisa Braca, della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista “di non piangere per la perdita di qualche poltrona ma di sfidare il centrodestra con un progetto per il futuro del servizio idrico, in sintonia con chi non ne può più di consigli di amministrazione e dei loro padrini politici”.