“ Non ci possono rispondere sempre che sono impegnati altrove”, argomenta Del Cane, “ anche perché la nostra era una situazione di grave emergenza, con un lago che sta per tracimare e con il Tronto prossimo all’esondazione. Per non restare isolati, ci siamo mossi in prima persone e la sera del 2 marzo tutte le strade erano state riaperte ed era stato scongiurato l’interruzione nell’erogazione di luce e acqua. Abbiamo lavorato con ruspe, pale, idrovore, chiuso strade pericolanti e messo segnaletiche. Tutto questo sotto l’inferno di acqua che scendeva e, in parte, ci siamo riusciti. Abbiamo fatto sì che le strade provinciali la mattina successiva fossero funzionanti, in modo particolare quella che dalla Val Vibrata porta verso la Bonifica del Tronto, permettendo alla gente di Ancarano e dei paesi limitrofi di andare a lavorare e alle aziende di non chiudere. Se abbiamo limitato i danni nella zona Tronto” aggiunge il vicesindaco, “ e in altre zone qualcuno deve sapere che questo Comune ha investito risorse durante il periodo estivo facendo pulizia costantemente in fossi, scarpate, pozzetti, zanelle”. Essere riusciti nel contenere gli effetti nefasti dell’alluvione, però, favorisce una riflessione polemica per quello che è accaduto nelle ore successive all’emergenza. “ Le chiacchiere sono inutili” dice, “ qui servono fondi e soldi. I burocrati fanno solo riunioni fiume e mandano fax. Chi paga ora le ruspe e i tecnici che abbiamo chiamato per gli interventi urgenti?”.