Il Coordinamento, da anni, anche attraverso le singole associazioni che ne fanno parte, compie un servizio di osservazione degli interventi sulla ciclabilità in provincia di Teramo, e non solo, allo scopo di indirizzare le amministrazioni verso azioni mirate, efficaci ed efficienti evitando di spendere soldi pubblici per opere fatte male o, peggio, inutili.
In tal senso si stanno monitorando i vari lavori del progetto Bike to Coast, evidenziandone le, putroppo molte, criticità, e dobbiamo evidenziare che spesso le amministrazioni, invece di cogliere immediatamente le nostre considerazioni, sempre suffragate da dati oggettivi e norme di legge, si trincerano dietro il silenzio o rispondono stizzite accampando scuse varie.
Ma non ci era mai capitato, come è accaduto per Martinsicuro, che l’amministrazione ci scrivesse invitandoci ad astenerci “per il futuro, dall’esprimere giudizi diretti a creare timori infondati nei futuri fruitori della pista ciclabile truentina”, minacciando, noi e un incolpevole giornale che aveva riportato il nostro comunicato stampa, “di dare mandato all’Area Avvocatura dell’Ente di intraprendere tutte le iniziative dirette a tutelare l’immagine e la reputazione del Comune di Martinsicuro”.
Ma cosa ha affermato questo Coordinamento di così grave da ledere l’immagine e la reputazione di Martinsicuro? Abbiamo solo fatto notare all’amministrazione che la pista ciclabile da poco realizzata con i fondi del progetto Bike to Coast (fondi pubblici, quindi di tutti i cittadini) in alcuni tratti non rispetta i raggi di curvatura minimi previsti dalla normativa vigente (minimo 3 metri dal margine interno, come da art.8, comma 5, del DM 557/1999) e che nel mezzo di tali curve sono state posizionate griglie per la raccolta delle acque che potrebbero costituire un ulteriore problema per il transito dei ciclisti (art. 12, comma 2, DM 557/1999) a causa del leggero incasso nel piano stradale.