Lo ha dichiarato Franco Sbrolla, ambientalista attivo nel Comitato Salviamo via Colombo, precisando che “siccome le varie Frecce spesso si incrociano proprio a Roseto, e fanno tremare i fabbricati di via Colombo, ne consegue, che con l’incremento dei convogli, l’aumento della velocità e l’assenza dei filari di pini fonoassorbenti, le case e i palazzi, anziché tremare, cominceranno a ballare. Contattato dagli amici, e in assenza di un pur minimo intervento dell’Amministrazione comunale, ho scritto al presidente delle Fs, per metterlo al corrente di alcuni provvedimenti adottati, tra i quali la chiusura dei bagni pubblici e della sala d’attesa della Stazione. Che continuano a causare disagi ai viaggiatori e danni irreparabili all’immagine di Roseto, sprofondata a livello dei paesi incivili. Per quanto concerne le sbandierate richieste e diffide pervenute al Comune di Roseto dalle Fs e dalla Prefettura, le norme del D.P.R. n. 753/1980 non riguardano i pini di via Colombo, esistenti molto prima del 1980, e l’eventuale abbattimento è consentito solo nei casi comprovati di pericolo o di stretta necessità, e non per aumentare i posti auto. Inoltre, come si rileva dalle sentenze della Cassazione, le Amministrazioni comunali hanno il potere-dovere di custodire il verde urbano, e in caso di danni causati dalle cadute degli alberi, devono dimostrare di averli curati costantemente, e di aver operato un efficace, regolare ed adeguato controllo per evitarne la caduta. E gli amministratori rosetani sono pienamente responsabili, in quanto hanno sempre dimostrato di essere affetti da una grave malattia, chiamata alberofobia. Riguardo poi alla demolizione dell’attuale marciapiede, ne soffriranno i bambini, gli anziani e i diversamente abili, che non avranno più lo spazio necessario per muoversi in sicurezza, specie nel periodo estivo, quando via Colombo, super trafficata, diventa una giungla.
Sbrolla ricorda anche Vittorio Sgarbi, critico d’arte, scrittore e saggista, che Intervenuto a Roseto Nord, bocciò l’assetto urbanistico con la frase: “Cementificazione selvaggia e svalutazione del patrimonio artistico e culturale”. E rincarò la dose definendo il viale Makarska “privo di qualsiasi gusto architettonico nonché ambientale”. Presentatore a Teramo della Mostra antologica dedicata a Pasquale Celommi, pronunciò la frase storica: “Nei dipinti di Celommi c’è Dio e un Abruzzo felice”.
“Compensò così, con la venerazione di un grandissimo artista rosetano, pittore della luce, il lapidario giudizio sull’operato dei nostri amministratori”, conclude l’ambientalista rosetano.