In una lettera indirizzata all’Assessore regionale al Lavoro Paolo Gatti, Ruffini ha sottolineato come, in un momento di forte crisi economica, la decisione di porre a carico dei Comuni le integrazioni per i lavoratori a cui si concede la proroga, condizionata all’utilizzo del tempo pieno (non più 18 ma 36 ore), aggraverà ulteriormente la situazione dei bilanci degli enti locali.
“Alla luce della pesante manovra finanziaria che il Governo sta preparando, con numerosi tagli agli enti locali” scrive il consigliere regionale “questa decisione appare sempre più non condivisibile. Con la nuova manovra, il rispetto del Patto di stabilità sarà sempre più severo ed il vincolo della spesa per il personale, al cui computo partecipano anche le spese per il personale socialmente utile, è uno dei parametri più incidenti. Gli enti che sforano il Patto avranno drastiche riduzioni di trasferimenti statali. Quella stabilita dal Cicas è una soluzione che non tiene conto di queste problematiche, ma al contrario metterà i Comuni Abruzzesi ad un bivio: impegnarsi oltremodo a sostenere costi oggi non più sostenibili oppure privarsi di forza lavoro utile lasciando a casa i lavoratori”.
Secondo Ruffini, i Comuni dovrebbero avere la facoltà di stabilire un’integrazione per i lavoratori socialmente utili in base alle proprie disponibilità e alle effettive esigenze di servizio.
“Ho già parlato con le organizzazioni sindacali che si sono dette disponibili a rivedere la decisione del Cicas” aggiunge “faccio appello al Comitato perchè riveda la decisione e riconvochi subito un nuovo Tavolo, evitando che si arrivi all’interruzione di svariati servizi oppure al ricorso di una maggiore fiscalità. Il rischio c’è: in molti Comuni alcuni servizi come l’assistenza al trasporto scolastico, l’assistenza agli anziani e i disabili, sono assicurati dai lavoratori socialmente utili. Con la decisione presa dal Cicas i Comuni che non avranno i soldi cosa faranno? Manderanno a casa i lavoratori oppure aumenteranno il costo del servizio? Il rischio è che resteranno a casa oltre mille lavoratori solo nella Provincia di Teramo”.