Teramo. Opposizione compatta contro il project financing del nuovo teatro comunale. Ma, soprattutto, opposizione compatta in difesa del referendum e dei 5mila teramani che hanno firmato la richiesta di una consulta popolare.
Questo il centrosinistra che questa mattina ha ribadito alcuni concetti a base della protesta portata avanti in Consiglio comunale e che il sindaco Maurizio Brucchi avrebbe tentato di aggirare.
La minoranza comunale chiede, infatti, il referendum e la sospensione del progetto per una serie di ragioni, che vanno dal privilegio riservato agli interessi privati fino alla raccolta firme che, secondo i consiglieri in questione, non può essere ignorata.
Stando a quanto riferito da Siriano Cordoni (IdV), il primo cittadino di Teramo sarebbe, infatti, in attesa di un regolamento, che gli uffici starebbero redigendo e in cui sarebbero fornite maggiori delucidazioni sui referendum. Secondo il capogruppo, l’attesa si rivela inutile, in quanto a correre in aiuto del sindaco sarebbe lo stesso articolo 9 dello Statuto comunale.
Inoltre, il bando sarebbe stato indetto dal Comune mentre era già stata avviata la raccolta firme. “Si tratta, quindi, di una loro scelta” sottolinea Manola Di Pasquale (Pd). “Potevano aspettare”.
Secondo l’articolo 44 dello stesso statuto, è infatti previsto che “Il referendum è indetto dal sindaco entro due mesi dalla richiesta ed è svolto entro sei mesi dall’indizione, secondo i principi della massima semplicità delle forme”.
Stop al progetto, dunque e voce al referendum popolare. “L’asta va sospesa in forma cautelare” continua la Di Pasquale. “Va, poi, indetta una commissione ed, infine, il referendum”.
A muovere, invece, il sindaco, secondo la minoranza, profonda “stizza” verso chi ostacola l’andamento dell’amministrazione, un atteggiamento culturale che l’opposizione non stenta a definire profondamente errato. “Negare l’espressione della città e imporre un Consiglio non è democratico” interviene, infatti, Santacroce (Prc). “L’obiettivo è ovviamente quello di iniziare i lavori per mettere la cittadinanza davanti al fatto compiuto”.
Al contrario, la minoranza intende battersi in difesa del referendum, perché “è un atto dovuto nei confronti di chi ha firmato per esprimere la propria opinione”. Soprattutto, crede che sia inutile tentare di ostacolarlo, in quanto non si tratta di fondi pubblici a scadenza, ma di un progetto privato, le cui penali, tra l’altro, verrebbero pagate soltanto una volta aperte le buste.