Pescara. “La Regione facile e veloce di Luciano D’Alfonso non si smentisce mai e ci ha permesso pochi giorni fa e, precisamente, l’undici settembre, di festeggiare il primo compleanno della mancata nascita della Nuova Pescara”.
Con queste parole il Consigliere regionale del M5S, Riccardo Mercante, primo firmatario della proposta di legge che avrebbe dovuto portare alla istituzione di un nuovo grande Comune dalla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, ha espresso il suo rammarico per il ritardo, da parte della maggioranza dalfonsiana, nell’approvazione un provvedimento che rappresenta, in primis, l’espressione della volontà popolare, dato che il progetto de ‘La Nuova Pescara’ venne messo a referendum il 25 maggio 2014, con un afflusso alle urne che sfiorò quasi il 70% dei cittadini ed ottenne il consenso del 64% dei votanti.
“È trascorso esattamente un anno “ ha proseguito il consigliere “dal giorno previsto, dalle norme regionali, per la presentazione, da parte del presidente D’Alfonso, della legge che avrebbe dovuto portare alla nascita della Nuova Pescara”.
“Da allora tutto è inesorabilmente fermo. Una mancanza di rispetto, da parte di D’Alfonso e della sua maggioranza, verso tutti quei cittadini abruzzesi che, lo scorso anno, hanno votato, compatti, per l’istituzione del nuovo Comune, consapevoli dei numerosi e rilevanti vantaggi che la legge prevede per le ipotesi di fusione”.
La normativa della fusione dei Comuni, contenuta nella legge Delrio (n.56 del 7 aprile 2014) prevede l’assorbimento obbligatorio di quei Comuni con meno di 20 mila abitanti; il limite demografico si abbassa invece a 3 mila abitanti per le comunità montane; per i Comuni con numero di abitanti superiore a 20 mila invece, l’assorbimento è facoltativo.
Nel frattempo, mentre i bilanci dei tre Comuni languono, sono andati in fumo oltre quindici milioni di euro. Soldi derivanti dai finanziamenti che lo Stato e la Regione riconoscono in caso di fusione di Comuni e che avrebbero potuto essere utilizzati a beneficio del territorio e della collettività” ha affermato Mercante.
Infatti, la Delrio prospetta quest’azione di fusione nell’ottica di una riduzione della spesa pubblica, nonché di possibilità di vantaggi economici per i Comuni associati, che potranno avere maggiori opportunità di accesso ai Fondi per le strategie di sviluppo.
Il rovescio della medaglia è che l’identità amministrativa dei piccoli Comuni rischia di essere soppressa: una situazione molto simile a ciò che sta accadendo per le Province, quasi del tutto svuotate di competenze gestionali dalla legge Delrio. Tant’è che lo scorso 22 luglio, a Montecitorio, si è tenuto un presidio permanente formato dai sindaci dei piccoli Comuni che fanno parte della rete Anpci (Ass. Naz. Piccoli Comuni d’Italia), mobilitatisi per impedire questo progetto di riforma.
“Una politica miope” viene definita da Mercante, “a dispetto delle buone intenzioni di innovazione e sviluppo dell’Abruzzo tanto proclamate in campagna elettorale”; sviluppo regionale a parte, c’è il principio del diritto e della sovranità popolare, a cui lo stesso consigliere fa riferimento. “In piena violazione della volontà popolare, la Regione continua, senza alcun motivo, a tergiversare”.