Pescara. I consiglieri comunali Maurizio Acerbo (PRC) e Antonio Blasioli (PD) hanno scritto una lettera al sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, e al presidente del consiglio, Licio Di Biase, per porre attenzione sul caso di Vermondo Di Federico, un eroe della Resistenza pescarese dimenticato. Pubblichiamo di seguito la lettera dei due consiglieri comunali di Pescara:
Lettera aperta al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale di Pescara
Caro sindaco,
caro Presidente,
sicuramente avrete letto nei giorni scorsi l’articolo apparso sul quotidiano Il Tempo a firma del giornalista e storico pescarese Marco Patricelli.
Nell’articolo, che alleghiamo, Patricelli rievoca l’eroica vicenda e la tragica morte del partigiano Vermondo Di Federico e giustamente ne lamenta la “dimenticanza”.
Persino la lapide in memoria dei martiri della guerra di Liberazione che si trova da decenni all’ingresso del Municipio non reca il nome dello sfortunato Vermondo Di Federico.
La lapide è lì da 1947 e la lista dei caduti è aperta dal nome della medaglia d’oro Renato Berardinucci.
Come nota Patricelli, “incredibilmente manca il nome di Vermondo Di Federico” che combatté e morì al fianco di Berardinucci e che al pari fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Vermondo Di Federico era un giovane bracciante, nato a Picciano nel 1925. Dopo l’8 settembre entrò nella formazione partigiana “Giacomo Leopardi” operante a nord di Pescara.
Catturato dai tedeschi nel giugno del 1944 e condannato a morte, il ragazzo si lanciò contro il plotone di esecuzione, consentendo la fuga di alcuni suoi compagni.
Come riferisce Patricelli: “Poco prima della scarica del plotone di esecuzione, con uno sguardo di intesa Berardinucci e Di Federico tentarono il tutto per tutto e si gettarono addosso ai soldati”. Era l’11 giugno del 1944.
Come recita la motivazione della medaglia d’oro: ““A capo di una banda di partigiani, ha strenuamente lottato contro le truppe tedesche finché, catturato e messo al muro insieme ad altri compagni per essere passato per le armi, non si dava per vinto, ma con un gesto di sublime follia, si scagliava armato soltanto della volontà e della fede contro il plotone di esecuzione. Col gesto disperato che gettava lo scompiglio nelle file dei carnefici, egli dava a sé stesso la morte degli eroi, ai compagni la salvezza e la libertà”.
Ci sembra giusto sollecitare un atto riparatorio da parte dell’amministrazione comunale di Pescara che restituisca una eroica figura della nostra Resistenza alla memoria collettiva.
Auspichiamo che l’ormai prossima ricorrenza del 25 aprile, Festa della Liberazione, sia l’occasione per sostituire la vecchia lapide con una nuova in cui i due eroi Renato Berardinucci e Vermondo Di Federico siano riuniti nella memoria come lo furono nel sacrificio.
I consiglieri comunali
Maurizio Acerbo
Antonio Blasioli