Pescara.“ Noi, amiamo Luciano”, è stato accolto con questo slogan scritto da una signora avvenente con un rossetto color ciliegia sulla vetrina della Libreria Feltrinelli, l’ex Sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, presente ieri pomeriggio alla presentazione del libro “ Le Trappole dell’identità.
L’Abruzzo, le catastrofi, l’Italia di oggi”, di Costantino Felice docente di Storia Economica all’Università “G. D’Annunzio”; oltre all’autore del libro e dell’ex sindaco alla presentazione erano presenti anche Giovanni Brancaccio, ordinario di Storia moderna all’Università di Chieti- Pescara, e Paolo Mastri capocronista del “Messaggero”.
Il libro aspira a essere essenzialmente un’operazione di smontaggio delle proiezioni idealtipiche: un tentativo di decostruzione dell’Abruzzo in “idea” di derivazione antropologica e letteraria che trova le sue espressioni più suggestive nel “ pastore dannunziano” e nel “ cafone” siloniano.
Con l’occasione del terremoto, l’autore ripercorre criticamente, con sintesi d’impianto storico- rapide ma meditate, le principali tappe del lungo e tormentato dibattito intorno a un nodo cruciale: i presunti tratti identitari di una comunità quale retaggio dei quadri ambientali e delle sedimentazioni culturali.
E lo fa con un approccio interdisciplinare che, evidenziando la complessità e le insidie di proiezioni idealtipiche maturate per lo più sui terreni dell’arte e del folklore, mette a nudo banalizzazioni e luoghi comuni; con questo libro l’autore esprime tutto l’amore per la sua terra
La presentazione del libro si apre subito con le dichiarazioni dell’ex sindaco: “ Bisogna pensare a una nuova organizzazione della Regione, – dichiara D’Alfonso – , perché è mancata sempre una città guida, ed è stato forzoso avere organizzato una leadership com’è avvenuto”.
Durante la presentazione gli occhi della sua gente sono tutti per lui, e mentre D’Alfonso, sul suo quaderno a righe appunta e risponde ai tanti “sms”, non smette di parlare dell’identità di un popolo, di cosa rappresenta e di cos’è ed in questo caso fa riferimento al suo vecchio slogan di “Pescara, città vicina”, denominata attualmente “Pescara, città D’Annunziana”; sono le distanze territoriali che avvicinano una città; nel corso del suo discorso fa riferimento anche alla Regione Marche che ha costituito un quadrilatero con le Regioni limitrofe, D’Alfonso dice che la Regione deve ripartire dalla storia.
L’ex sindaco continua il suo discorso dimostrando di essere un fiume in piena “ La politica deve stare avanti agli accadimenti, e lo fa –dice D’Alfonso -, se scruta la storia. C’è però una classe dirigente che preferisce mettere le gambe a cavalcioni”.
La conclusione è affidata all’autore dopo che si sono succeduti gli interventi del prof. Brancaccio e del capocronista, Paolo Mastri.
L’autore ringrazia D’Alfonso: “ Il più grande leader politico di tutto l’Abruzzo, quando si farà la storia delle elitè politica abruzzese, si coglierà il suo valore.”
Sono circa le venti quando D’Alfonso, conclude uscendo stringendo mani e distribuendo abbracci alle tante persone rimaste assiepate fuori alla Libreria per ascoltare, un uomo politico che nonostante le tante inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto riscuote nel cuore dei pescaresi un fascino del tutto particolare, un legame profondo che i pescaresi aspettano per rinsaldare con il loro ex sindaco; un simpatico siparietto si apre quando si avvicina una ragazza che indossa una maglietta raffigurante il Ponte del Mare, colpisce di rilievo la scritta: “ Te lo dico con il cuore, con le parole: Luciano D’Alfonso il sindaco che ha fatto grande Pescara e anche me”; lui ride e scherza ma poi, si lascia andare ad una promessa solenne davanti a questa ragazza : “ Quando ritornerò sarai la prima ad essere chiamata”, chissà cosa si nasconde dietro questa storia, intanto la Città di Pescara, sembra aver già dimenticato ed aspetta, aspetta il suo ritorno.
Rita Consorte