“Una giungla che vanifica il diritto dei lavoratori”
“In questa fase era necessaria una programmazione e una gestione volta a incrementare il personale per sopperire alle carenze dei fabbisogni, senza generare incertezza per tutti i lavoratori che garantiscono un servizio essenziale quale l’assistenza diretta ai pazienti nei nostri ospedali – incalza Paolucci – Invece si sta procedendo in tutt’altro modo, e lo dimostra la mobilitazione che sta generando l’annuncio delle 350 ore di tagli. Stiamo parlando di personale qualificato, che lavora per la Asl da 11 anni e che durante la pandemia ha sopperito alle carenze di organici esponendosi al contagio e infettandosi. Uomini e donne che hanno diritto ad essere parte di un percorso che porti a una programmazione delle assunzioni e che consenta un processo condiviso di reinternalizzazione dei servizi, che va assolutamente fatta, ma attraverso strumenti che tengano conto delle competenze, perché altrimenti si rischia di generare esuberi e ulteriori forme di precariato, come sta accadendo con questi lavoratori. È impensabile che a fronte dell’emergenza nelle unità ospedaliere lavorino in trincea varie figure di precari, dagli Oss delle coop, ai lavoratori interinali, persino ai Co.co.co. della Protezione civile. Senza una programmazione mirata che consideri prioritarie le competenze e senza chiarezza, si genera in modo irresponsabile una contrapposizione tra i lavoratori stessi. È indispensabile uscire da questa giungla e utilizzare gli strumenti più trasparenti per farlo: concorsi, avvisi, bandi, ma che tengano tutti conto dei titoli e dell’esperienza maturata sul campo, cosa che i lavoratori che domani protesteranno davanti alla sede della Asl hanno e devono vedersi riconosciuto. Per questo dobbiamo sapere subito come la Regione intende operare, se intende estendere l’ambito di applicazione della Legge Madia anche ai lavoratori impiegati in questi appalti, al fine di ridurre il precariato e consentire a tanti con rapporti di lavoro temporanei di poter accedere alle procedure concorsuali attraverso specifici percorsi, funzionali a valorizzare loro esperienze maturate negli anni nei presidi sanitari abruzzesi e diventate persino eroiche durante la pandemia. Storie che non possono essere dimenticate da chi governa la sanità e il territorio”.