Chieti. L’associazione WWF Chieti, alla luce del risultato referendario per i due quesiti sull’acqua, torna a chiedere al sindaco del capoluogo teatino Umberto Di Primio di avviare il processo di modifica dello Statuto comunale, così come chiesto da 1.134 cittadini attraverso la petizione consegnata il 1 luglio 2010.
Nella nota diffusa allora e che accompagnava la petizione, si chiedeva formalmente la convocazione urgente di un Consiglio comunale straordinario per deliberare e inserire nello Statuto comunale il principio del “diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico”. Veniva chiesto inoltre il riconoscimento, nello Statuto, del servizio idrico integrato come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, “in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di diritto pubblico”.
“Lo Statuto comunale, all’art. 63 comma 2” spiega il WWF, “prevede che il sindaco o il presidente del Consiglio comunale assegnino la petizione “in esame all’organo competente entro trenta giorni” e che “a sua volta l’organo competente deve pronunciarsi in merito entro i successivi 30 giorni”. Dalla consegna formale del documento è invece trascorso quasi un anno. A nome dei firmatari della petizione e dei circa 25.000 cittadini (24.873 per il primo quesito; 25.124 per il secondo) che hanno votato Sì ai due referendum sull’acqua, torniamo a chiedere che la petizione del 1 luglio 2010 sia portata al più presto in Consiglio comunale, nel rispetto delle opinioni democraticamente espresse da ben oltre la metà dei cittadini elettori di Chieti”.
Dello stesso avviso il capogruppo consiliare della Federazione della Sinistra al Comune di Chieti, Riccardo Di Gregorio, che ha sollecitato il presidente della VI commissione “Statuto e regolamenti” per portare in discussione la modifica dello statuto dell’ente. “Lo straordinario risultato ottenuto dalle consultazioni referendarie” sottolinea in una nota “ci consegna il compito di non vanificare il pronunciamento popolare e l’enorme sforzo dei Comitati promotori avviando un percorso di ripubblicizzazione dei Servizi di pubblica utilità, a partire da quello idrico. Pertanto si ritiene necessario riconoscere:
- l’accesso all’acqua come diritto umano universale e inalienabile,
- lo status dell’acqua come bene comune pubblico,
- il principio che tutte le acque superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà,
- il principio che in ambito pubblico devono essere mantenute la proprietà delle reti e la gestione del servizio idrico integrato”.