Notizia passata in sordina, ma molto rilavante dal punto di vista economico e politico: l’Italia esce dalla via della seta. Le conseguenze.
La Cina rappresenta la seconda potenza mondiale economica dopo gli Stati Uniti e per alcuni analisti ha già compiuto il sorpasso rispetto a Washington negli ultimi anni. Quello che era essenzialmente un sistema industriale orientato verso le esportazioni, è divenuto un anche un grande importatore di materie prime e prodotti energetici. Ma la vocazione a investire all’estero e creare una fitta rete commerciale e di scambi con altri paesi, in tutto il mondo, resta uno principi della politica estera della Cina.
Non a caso, gli Stati Uniti considerano Pechino il concorrente principale su vari piani, compreso quello militare, nei prossimi anni. La Nuova via della seta o Belt and Road iniziative, il grande progetto di investimenti in tutto il mondo proposto dalla Cina nel 2013, rappresenta al meglio questa politica di espansione economica e di influenza politica.
L’Italia aveva aderito al progetto nel marzo 2019 con il primo governo Conte, cui faceva parte anche la Lega di Salvini, primo (e unico) paese del G7 a partecipare, provocando grande malumore, soprattutto tra gli alleati statunitensi. È notizia proprio di questi giorni che proprio l’Italia è anche il primo paese a uscire dall’accordo, con una nota verbale di disdetta dell’accordo.
La notizia è circolata un po’ in sordina per scelta dei due governi che non hanno voluto alimentare polemiche per un progetto che non è mai decollato definitivamente, almeno nei rapporti tra Italia e Cina. Infatti la pandemia Covid prima e la crisi economica poi hanno di fatto bloccato gli investimenti in infrastrutture preventivati . D’altra parte anche in Italia, i governi successivi al Conte I si erano mostrati molto meno convinti dell’accordo raggiunto con la Nuova via della seta
Il basso profilo scelto dal governo Meloni risponde alle esigenze di evitare una rottura troppo netta con Pechino, che resta comunque un partner commerciale importante e un importatore strategico per i prodotti italiani, soprattutto nel settore del lusso. Esiste un impegno italiano di continuare nelle relazioni commerciali con Pechino e di rilanciare gli scambi con il paese asiatico.
Resta sullo sfondo il nodo del confronto economico tra Usa e Cina, nel settore tecnologico e in quello delle materie prime, con riflessi militari anche per la questione di Taiwan. La tensione tra i due giganti dell’economia mondiale si riflette anche nei rapporti tra Cina e i principali alleati occidentali di Washington, come dimostra la riduzione del ruolo cinese di fornitore digitale nelle economie europee. Cosa farà Roma è ancora da chiarire.