Con un provvedimento il Consiglio regionale ha modificato la legge che nel febbraio del 2005 aveva istituto la riserva del Borsacchio, riducendone significativamente i confini. Una decisione che, prevedibilmente, ha generato una reazione polemica da parte di molti cittadini e associazioni.
A schierarsi apertamente contro il provvedimento regionale è stato anche il sindaco di Roseto degli Abruzzi, Mario Nugnes, che a nome dell’amministrazione cittadina ha dichiarato incredulità e sconcerto dinanzi a ciò che è stato appreso rispetto all’emendamento al Pdl 379/2023 presentato in Consiglio regionale a firma di cinque consiglieri che avrebbe completamente rivisto la perimetrazione della Riserva del Borsacchio rispetto ai confini attuali.
Oltre al metodo scelto, non partecipativo, il primo cittadino esprime insoddisfazione per il fatto che l’amministrazione comunale e il territorio non siano stati assolutamente coinvolti. “Attendiamo ora di leggere gli atti ufficiali e di vedere le relative planimetrie in modo da poterle valutare attentamente e, nel caso, ci riserviamo di confrontarci con il territorio, i cittadini e tutte le associazioni e di agire negli interessi della comunità rosetana completamente tagliata fuori dalla ridefinizione dei confini della Riserva” – ha poi proseguito Nugnes.
Le proteste delle associazioni ambientali
Simile insoddisfazione è stata poi espressa anche da parte del Wwf Teramo, che sottolinea come la decisione sia stata assunta senza alcun confronto pubblico o una discussione in aula. “La Riserva è stata talmente ridotta che tanto valeva eliminarla totalmente” – ha dichiarato polemicamente l’associazione.
Contraria a quanto accaduto anche l’associazione delle Guide del Borsacchio presieduta da Marco Borgatti, che definisce questo “un giorno triste per Roseto e l’Abruzzo, poiché la Regione Abruzzo ha perpetrato un atto scellerato tagliando drasticamente la riserva Borsacchio”. Una decisione che per l’ente ha conseguenze gravi e immediate, che manda in fumo venti anni di lavoro e un invcestimento di 250.000 euro. “Il lavoro da rifare è enorme, e chi ne soffrirà di più sono gli agricoltori, che perderanno la possibilità di gestire i fondi a sostegno delle aree delle riserve” – chiosa l’associazione, che si domanda chi possa trarre vantaggio da una decisione come questa, rispondendo che probabilmente gli unici beneficiari saranno gli investitori edili interessati a costruire palazzine.
Tra gli interventi più duri si registra poi quello del segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, che ricorda come uno dei rari bacini di naturalità sulla costa abruzzese viene ora cancellato con un emendamento. “Siamo di fronte a una vera porcata che mostra il livello infimo di un ceto politico che apre la strada alla cementificazione di luoghi di impareggiabile bellezza che eravamo riusciti a salvaguardare su una costa quasi totalmente antropizzata e cementificazione. Invece di fare una legge per lo stop al consumo di suolo questi energumeni del cemento cancellano le riserve naturali esistenti” – ha aggiunto il segretario.