Brutte notizie per quanto riguarda gli italiani. Sembrava praticamente fatta, ma c’è stato uno stop improvviso che rischia di creare non pochi problemi
Il canone Rai è un tema che ormai da tempo fa discutere in Italia. Gli italiani sperano sempre in un taglio oppure una eliminazione di una tassa che da molti è considerata come inutile. Bisogna dire che anche nei diversi governi si è discusso sul destino della norma e non si è mai arrivati ad un accordo.
Il quadro sembrava destinato a cambiare con questo esecutivo. La discussione nella maggioranza sul destino del canone Rai era entrata nel vivo nelle scorse settimane e in molti pensavano ad una riduzione con la prossima manovra. Ma nelle ultime ore la situazione è cambiata e il rischio è quello di dover fare i conti con una pioggia di contestazioni da parte degli italiani. Al momento sono in corso le valutazioni per capire se è possibile trovare un accordo.
A spingere per una riduzione del canone Rai è da sempre la Lega. Il partito di via Bellerio ha chiesto l’inserimento di questa misura nel decreto fiscale e la battaglia sembrava essere vinta da parte di Salvini. Ma nelle scorse ore la sorpresa che forse nessuno si aspettava: il no di Forza Italia.
Il partito di Tajani si è messo di traverso sottolineando di non votare il decreto con la presenza della riduzione del canone. I partiti hanno provato in tutti i modi a trovare una soluzione, ma i tentativi sono andati a vuoto e questo non ha permesso di dare il via libera agli emendamenti presenti in commissione Bilancio. Ora si sta ragionando su un compromesso per non rallentare i lavori e mettere in crisi il governo.
L’obiettivo del governo è quello di cercare una soluzione ideale per evitare da un lato spaccature nella maggioranza e dall’altro riuscire a dare una mano importante agli italiani anche sul canone. L’idea della maggioranza sarebbe quella di evitare un voto contrapposto per non dover fare i conti con la bocciatura dell’emendamento.
Proseguono il percorso senza particolari intoppi, invece, le altre misure fiscali come il concordato preventivo per aumentare la platea del Bonus Natale. Ma, nonostante questo, le tensioni non mancano e questo rende leggermente meno solido l’esecutivo.