Il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, non ha usato mezzi termini nella conferenza stampa che, ieri pomeriggio, ha tenuto a Bussi, nella sala consiliare, insieme al sindaco Salvatore La Gatta, all’assessore all’Ambiente, Nicola Campitelli, ed ai consiglieri regionali Fabrizio Montepara e Guerino Testa.
“Per di più, – ha aggiunto – il Ministero si espone ad un elevato rischio di contenzioso legale da parte del soggetto privato che attende di poter svolgere l’appalto che gli è stato sottratto in maniera ingiustificata. Rivolgo, pertanto, un deciso appello al ministro Costa ed al Sottosegretario Morassut, con i quali ho avuto diverse interlocuzioni nell’ultimo anno, per riconvocare al più presto un tavolo con le Istituzioni coinvolte, Regione, Provincia di Pescara e Comune di Bussi in primis, per cambiare registro e dare un’accelerazione favorendo l’avvio dei lavori di bonifica”.
“Non parlo solo da presidente della Giunta regionale – ha detto Marsilio – ma anche da toccolano di origine dal momento che sono stati migliaia i cittadini della Val Pescara ad aver vissuto sulla propria pelle la vicenda dell’inquinamento dell’ex sito produttivo della Montedison che, per decenni, è stata tenuta nascosta, addirittura negata, forse anche a causa di una scarsa sensibilità ambientale che c’era all’epoca ma ora non è più il caso di temporeggiare”.
Il presidente Marsilio ha anche ribadito che “la Regione sarà al fianco dell’amministrazione comunale di Bussi in quella che può essere definita una giusta rivendicazione poiché non solo, in questi anni, il Consiglio Superiore dei Lavori pubblici non ha mai detto che la gara andasse revocata ma che occorreva una semplice richiesta interlocutoria di integrazione di documenti progettuali. Inoltre, enti strumentali tecnici come l’Arta Abruzzo, nel corso degli anni, hanno certificato, senza ricevere obiezioni di sorta, che quel progetto, sostenuto da procedure speditive e d’urgenza, andava più che bene. Ora, – ha concluso Marsilio – rimettere tutto in discussione per attivare una nuova procedura, significherebbe, nella migliore delle ipotesi, perdere ancora due-tre anni di tempo e questo è inaccettabile”.