L’Aquila. “Se Cialente ritira le dimissioni siamo pronti ad occupare il Consiglio Comunale“.
Non usano mezzi termini e sono pronti ad azioni eclatanti i rappresentanti del comitato cittadino 3.32, che nei giorni scorsi si sono auto-convocati in Piazza Duomo per interrogarsi sul futuro della città e chiedere un cambiamento.
“Qualcosa di differente da quanto avvenuto venerdì nella manifestazione del centro sinistra” chiariscono in una nota “camuffata con la difesa della ‘onorabilità della città’, ma che in realtà si è dimostrata essere solo una prova di forza, priva di altri contenuti se non quello del ‘Cialente torna per favore‘. Quello del centro sinistra locale è stato un arroccamento politico dai toni leghisti come lo ‘sterminiamoli’ indirizzato da una senatrice della Repubblica (Stefania Pezzopane, ndr) ai componenti di un’altra parte politica. Noi continuiamo a chiedere a Cialente di prendersi le sue responsabilità politiche e andarsene, perché non possiamo più permettere che questa classe dirigente di centro sinistra e centro destra, rappresentata meglio di ogni altro dall’attuale sindaco, sempre stato a braccetto di Gianni Letta, continui a gestire come ha fatto finora una città sempre più in ginocchio. I cittadini hanno estremamente bisogno di una classe dirigente credibile che sia in grado di pianificare, programmare e ridisegnare una città ostaggio degli interessi di pochi. Mentre i broker fanno affari, L’Aquila rimane una non-città invivibile, dove troppi sono lasciati soli, senza servizi, senza reddito, senza diritti. Vogliamo una ricostruzione che sia anche e soprattutto sociale. Vogliamo vivere con dignità!“
Per questo, aggiungono, “continueremo a batterci per un cambiamento che vada nella direzione della trasparenza e della giustizia sociale attraverso la microzonazione del danno e dei bisogni. Costruiamo insieme un progetto reale di rinascita economica e sociale della città, che metta in rete le migliori idee e le esperienze già attivi sul territorio, invece di procedere a caso, come si sta facendo, puntando su progetti assurdi come un aeroporto o sull’arrivo di fantomatiche grandi aziende, che sfrutteranno i fondi del 5% per poi andarsene lasciando i lavoratori senza occupazione e diritti.
L’Aquila deve essere ricostruita e non può essere sacrificata sull’altare dell’austerity da un governo delle larghe intese (presieduto dallo stesso partito che governa L’Aquila, lo ricordiamo a tutti) che preferisce fare opere inutili come la Tav piuttosto che ricostruire un intero territorio. L’unico possibile riscatto per questa città dalla campagna diffamatoria che vuole farci passare tutti come mazzettari o approfittatori, sta nella direzione opposta da quella auspicata dal raduno di venerdì, e cioè in un cambiamento radicale di questa classe dirigente e di questo modello di ricostruzione basato sulla clientela e l’ingiustizia“.