Chieti. “Un piano affrettato nella sua predisposizione che risponde solo alla non più rinviabile esigenza di mettere una pezza a colori ad una situazione resasi insostenibile a causa di quattro lunghi anni di assoluto immobilismo che ha fatto della provincia di Chieti la maglia nera dell’intero Abruzzo a non aver preso alcuna iniziativa per contrastare l’elevato numero di cinghiali nel territorio”.
Così in una nota il campogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “Il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), allegata alla proposta di deliberazione, pur autorevole per la fonte scientifica che l’ha espressa, non ha risolto la necessità di calare un piano decisamente più confacente le necessità e le caratteristiche del nostro territorio. Questa è stata la ragione principale per la quale abbiamo presentato un emendamento al testo della delibera consiliare, bocciato dalla maggioranza, che fissava un attenta verifica di merito dopo il primo anno di applicazione proprio allo scopo di adeguare il piano alle probabili inefficienze che paleserà. Il nostro voto di astensione è stato motivato in Consiglio e si riassume per le seguenti principali ragioni: è stata fatta una concertazione con i portatori d’interesse (associazioni agricole, venatorie ed ambientaliste, Ambiti Territoriali di Caccia) veloce, contraddittoria e senza alcuno spazio a recepire le pur tante sollecitazioni e suggerimenti sono pervenuti; non si prodotto un coinvolgimento dei rappresentanti dell’ area adibita a Parco Nazionale della Maiella dove s’annida un alto numero di cinghiali assolutamente non cacciabili; un piano che esclude a priori qualsiasi coinvolgimento delle squadre di cinghialai censiti presso la Provincia che però ben conoscono il territorio. La caccia fuori del periodo della stagione prevista dal calendario venatorio è riservata solo ai selecontrollori; non è prevista nessuna forma concertativa per combattere seriamente il vergognoso fenomeno del bracconaggio sempre prospero e presente sull’intero territorio; non c’ traccia formale di alcun impegno degli Atc per impegnare risorse finanziarie proprie allo scopo d’incentivare la creazione di aree agricole con ‘colture a perdere’. Il pericolo che il piano fallisca è reale e concreto. La fretta risponde solo all’esigenza di ‘mettersi la medaglietta’ di aver fatto qualcosa di fronte alla pubblica opinione ma il rischio che si butti solo negli occhi esiste veramente. Ancora una volta, quest’amministrazione provinciale di centrodestra a guida Udc, corre il pericolo di fare come la famosa gatta che fece i figli ciechi!”.