Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “In quella circostanza si evidenziò, laconicamente, che l’unica provincia a non aver fatto nulla era quella di Chieti. In questo mese è accaduto: uno scarno comunicato del presidente Di Giuseppantonio, una lettera a firma dell’assessore Febbo al ministero dell’Ambiente per pianficare interventi all’interno dei parchi nazionali, l’annuncio e l’avvio di un corso per selecontrollori dell’Atc (Ambito Territoriale di Caccia) del vastese. Dalla Provincia di Chieti in concreto nulla. Ci saremmo aspettati uno scatto d’orgolio dopo la figuraccia rimediata al tavolo regionale. Nessuna proposta d’intervento urgente, alcuna formalizzazione di una regolamentazione più ampia e duratura, silenzio assoluto su ricerca di sinergie con Atc, mondo venatorio, Asl, forze di polizia, sindaci per mettere al fuoco iniziative immediate e mirate. Il delegato alla caccia, che resta attaccato sì alla poltrona, ma inchiodato politicamente alla responsabilità di non aver fatto nulla in tutti questi anni, tace, non commenta e non agisce. Il presidente della commissione consiliare, Franco Moroni, annuncia riservatamente iniziative che restano solo tali, il presidente della provincia, dopo il rituale comunicato stampa a seguito del tavolo regionale, non esprime più giudizi e parole al riguardo. Nel frattempo il problema persiste e si consolida con i cittadini sempre più sbigottiti di fronte a tanta insipenza.
Quando dovremo ancora aspettare per constatare qualcosa di concreto? Forse Settembre quando si riaprirà la caccia ed il numero dei cinghiali calera naturlamente per l’alto numero di abbattimenti”.