Con queste parole il presidente della Regione Gianni Chiodi è intervenuto questa mattina all’incontro che si è tenuto a L’Aquila e che ha visto la partecipazione del Ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca. Un incontro finalizzato a suggellare l’avvio a pieno regime della ricostruzione.
“In qualità di Commissario delegato” ha detto Chiodi “in due anni e mezzo di mandato, mi sono occupato del difficile compito di chiudere l’emergenza post-sisma, di avviare la ricostruzione fuori dai centri storici e di porre le basi a quella dei centri storici. L’impegno profuso ha consentito a tutti coloro i quali avevano le proprie abitazioni distrutte di avere un tetto sicuro e confortevole, agli studenti di avere spazi adeguati per tornare a scuola nell’aquilano, agli imprenditori e ai professionisti di ricostruire le proprie aziende e studi. Tutto ciò ha evitato, sino ad oggi, lo spopolamento del capoluogo d’Abruzzo. Un lavoro importante per il quale devo ringraziare Gianni Letta per il supporto che ci ha dato in quegli anni, ricordando, tra i moltissimi problemi di cui si e’ occupato, la vicenda della sospensione dei tributi e il ‘suo’ emendamento per abbatterne la restituzione al 40 per cento. Devo, altresì, esprimere un riconoscimento al Ministro Barca che dall’agosto scorso sta gestendo la complicata fase di riattribuzione delle competenze agli enti locali, che però, mi corre l’obbligo di sottolineare, non sono mai stati emarginati nei processi di ricostruzione. A tal fine basti pensare che il decreto Abruzzo, di quattro anni fa, ha sempre contemplato il ruolo centrale dei comuni nella ricostruzione, attribuendo loro la competenza esclusiva per la programmazione urbanistica e di rilancio economico. Tuttavia, dopo otto mesi noto che la nuova macchina amministrativo-istituzionale stenta a partire, provocando qualche segnale di smarrimento e sfiducia nelle possibilità di ricostruire. Spero, però, che tali difficoltà vengano presto superate grazie ad una auspicabile unità di intenti tra i soggetti istituzionalmente competenti per i processi di ricostruzione e rilancio dei territori colpiti dal sisma”.
“Il 7 aprile 2009, tutte le case, di qualsiasi esito, sono state evacuate e nel successivo mese di agosto, 20mila persone sono rientrate in case dall’esito A, per il ripristino delle quali ci sono voluti 60/90 giorni. Diverso il destino degli altri esiti; le B e le C, gestite dal Comune, sono state ricostruite di fretta mentre sulle E, pende ancora un pesante ritardo, accumulato dalla gestione del Commissario e della struttura tecnica di missione. Rientreranno comunque per la metà dell’anno prossimo, le E della periferia. Dal punto di vista dei finanziamenti, le B e le C hanno ricevuto contributi per 513mln di euro, mentre per le E, sono stati erogati sinora 1 miliardo 110 milioni. Possiamo ben dire che la ricostruzione delle A, delle B e delle C, sia pressoché conclusa con oltre 48mila aquilani rientrati nelle loro abitazioni ed un crollo di oltre il 50% dell’erogazione del contributo di autonoma sistemazione (CAS). Il vero problema resta il centro storico, dove risiede la preponderanza degli esiti E. Delle B e le C del centro, che in prevalenza sono nelle aree a breve, ci sono sinora pervenuti 462 progetti, di cui 386 finanziati. Delle case E, che sono migliaia, ci sono invece pervenuti solo 1931 progetti, con una richiesta di 1,5 miliardi di euro. Oggi pomeriggio, il consiglio comunale approverà un documento importante, il cronoprogramma della ricostruzione, una scelta politica, non facile; una responsabilità che andava assunta, per non rischiare alternative disomogenee. È questo il momento di partire con l’asse centrale, cuore pulsante della città per il quale ci servono, in totale, 1 miliardo e 312 milioni di euro, di cui 412 milioni subito, quest’anno. Dobbiamo poter contare su finanziamenti certi perché alla fine del 2015 l’asse centrale torni alla vita. Nel 2014, poi, inizieremo la ricostruzione delle altre zone del centro storico per terminare nel 2018. Il cronoprogramma riguarda chiaramente anche le frazioni, per le quali si sono utilizzati i criteri della densità della popolazione e dell’intensità del danno. Andando a ricreare dove il danno è stato maggiore, tra il 2015 ed il 2016, tutte le frazioni si troveranno allo stesso livello di ricostruzione. Tutto quanto ho sinteticamente riportato, serve al Paese per comprendere che L’Aquila va ricostruita in cinque anni, e questo è il compito minimo che il Paese stesso dovrà assumersi. Allo stato attuale, perché tutto il comune venga ricostruito definitivamente, servono ancora 7mld di euro di cui 6, 1 solo per la Città dell’Aquila. Possiamo farcela, attingendo alla cassa depositi e prestiti, meccanismo tramite il quale lo Stato assume un mutuo riprendendoselo in poco tempo solo con le tasse. Si tratta di una scelta politica, una scelta che io credo assolutamente sostenibile. Oggi abbiamo dimostrato al Paese che i soldi sono finiti, li abbiamo spesi ed ora ne abbiamo bisogno di altri. Noi consegnamo i lavori, io chiedo le risorse. Il comune dell’Aquila avrà bisogno di 1 miliardo l’anno. Ognuno dovrà fare la sua parte, come in una regata. Ora, tocca ai progettisti, perché si diano da fare rispettando il cronoprogramma ed alle imprese, perché capiscano che in cinque anni deve essere tutto finito. Dobbiamo riportare la vita in centro storico e con essa anche il commercio, per il quale abbiamo già studiato una fiscalità di vantaggio”.