Chieti. “Una massima recita che: le vittorie hanno sempre tante mamme mentre, le sconfitte, sempre e solo un padre. La soluzione alla lunga vertenza della Golden Lady di Gissi, formalmente chiusa al Ministero delle Attività Produttive il 3 giugno 2012, appare sempre più una sconfitte e non certo una vittoria nonostante produsse una gara mediatica ad assumersi meriti e responsabilità da parte di chi ancora governa provincia e regione”.
Così il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “Qualche forza politica, per rafforzare la propria posizione, tappezzò l’intero vastese con manifesti di giubilo per l’importante risultato raggiunto. Il tempo, solitamente galantuomo, sta producendo un evidenza del tutto diversa da quella favoleggiata. Sono notorie le difficoltà della New Trade per fornire la richiesta garanzia fideiussoria ed avere il promesso finanziamento pubblico promesso. Ora è la Silda Invest ad avere problemi per continuare con la formazione on the job che, pareva, possibile anche nel 2013 dopo averlo svolto già nel 2012. Le legge di stabilità, pur avendo aumentato i fondi a disposizione per gli ammortizzatori sociali, allo stato non consente questo tipo d’intervento. La ragione consiste nel fatto che, in corso d’opera e da verifiche di merito effettuate dall’INPS, sono emersi diversi abusi. Questa circostanza non riguarda la Silda Invest. Noi del Pd, fatti partecipi della situazione, per il tramite del senatore Giovanni Legnini, che è stato relatore alla legge di stabilità, abbiamo sollecitato sia le necessarie verifiche che gli opportuni interessamenti presso il Ministero del Lavoro. La verifica di merito ha confermato quanto anticipatoci in via informale e, tutto ciò, nonostante un diretto interessamento dell’assessore regionale al lavoro Paolo Gatti che forni utili elementi al senatore Paolo Tancredi anch’esso relatore alla legge di stabilità. Probabilmente sindacati ed azienda troveranno una soluzione transitoria per evitare riduzione di personale che alimenterebbe altro disagio sociale rimandando al prossimo i futuro specifici interventi di merito. Nel mentre si consuma un altro triste episodio di una gestione approssimativa e casuale, da parte di chi governa provincia e regione, sorge spontanea la domanda: cosa di concreto, oltre le parole formali contenute nell’accordo del 3 giugno 2012, i presidenti dei due enti abbiano detto e promesso ai subentranti imprenditori oggi palesemente in difficoltà nel rispetto degli impegni assunti? Lo chiediamo con forza ed esigiamo chiarezza. Tutto questo – conclude D’Amico – avviene nel mentre ancora qualcuno medita se ritornare al timone dell’ente per cui è stato eletto dai cittadini ed è ancora dimissionario aspettando buone notizie romane per un comodo e sicuro seggio parlamentare”.