“Siamo in una città che per troppo tempo non è stata governata”, ha detto Rapino, “e mi auguro che questa fase commissariale sia veloce in modo da poter al più presto arrivare all’elezione del nuovo segretario e tornare a lavorare per rimettere in campo un partito che ha grandi sfide da affrontare”.
Necessità di ascoltare le motivazioni della frattura che si è creata all’interno del Pd anche con la fuoriuscita di tre consiglieri comunali, capogruppo compreso, superare i personalismi, così come considerare la dialettica politica all’interno del partito come una forze e non come un limite sono i punti principali su cui il commissario è chiamato a lavorare, in vista delle primarie che appaiono la meta più probabile verso cui camminare per la ricerca del prossimo candidato sindaco della città capoluogo. Mentre restano aperte le porte nei confronti di Gianguido D’Alberto, con il quale Rapino auspica una rinnovata condivisione di intenti intorno ad un programma serio di rilancio per la città.
Per lavorare in questa direzione, su un vero e proprio “campo minato” come è stata definita Teramo città, non poteva che esserci scelta migliore se non quella istituzionale del capogruppo regionale al Pd, cui spetterà ora il compito di ricompattare e rimotivare un gruppo sfilacciato e perso un po’ dietro le varie anime che nell’ultimo periodo sembrano avere preso il sopravvento. Puntando soprattutto verso le forze civiche, facendo tesoro degli errori commessi e ripartendo dal territorio e dalla città, con proposte il più possibili unitarie e aderenti ai veri bisogni dei cittadini.