Sette anni sono infatti il tempo trascorso dal crollo della biblioteca provinciale. “Un tempo – lamenta Riccardo – scandito da numerose promesse disattese e continui retrofront che ritardano la ricostruzione, privando la città di una tra le istituzioni più importanti. Credo si tratti di un caso unico in Italia. Lo scorso ottobre il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio annunciava, per l’ennesima volta, l’inizio dei lavori: un progetto da sei milioni di euro, per realizzare sale lettura, emeroteca e sala conferenze. Il recupero del cuore culturale di Chieti sembrava cosa fatta e l’apertura del cantiere prevista per marzo. Alle porte dell’estate invece, di ruspe e manovali non si ha ancora traccia. I numerosi volumi continuano ad essere stoccati alla meno peggio nei locali del Theate Center, con un costo supplementare per la cittadinanza, che lo stesso Di Giuseppantonio fa corrispondere a centoquarantamila euro circa.
La biblioteca “De Meis” deve tornare al più presto ad essere un patrimonio cittadino, collocato com’era, in pieno centro storico”.
Attualmente infatti, stando a quanto affermato dal giovane politico, la fruibilità dei libri sarebbe compromessa dal disagio che studenti o semplici amanti della lettura devono affrontare, se si vuole raggiungere la sede del Theate Center. “A prescindere da questo – continua – bisognerebbe monitorare attentamente ciò che resta dell’edificio crollato e aumentare la sicurezza tutto intorno. L’area su cui sorgeva l’antico plesso è ormai diventata un ricettacolo di rifiuti, in fase di degrado continuo e non è un bello spettacolo per una città dal potenziale turistico del livello di Chieti. Investire in questi grandi attrattori culturali deve rappresentare sia un fattore di identità della comunità, che un elemento di crescita e competitività della nostra terra. Si tratta di rendere gli investimenti in cultura il vero volano di un’economia finalmente sostenibile. Siamo una delle città che ha il più vasto patrimonio culturale del centro-sud: i beni culturali sono senza dubbio la nostra miniera d’ oro. Possiamo e dobbiamo dimostrare che essa non è un argomento da addetti ai lavori ma il punto di ripartenza di una comunità intera”.