La decisione segue quanto accaduto l’8 maggio scorso, quando l’Asl Teramana adottò un provvedimento di non potabilità dell’acqua proveniente dalle captazioni del Gran Sasso (per un presunto caso di inquinamento) mettendo per oltre 12 ore 32 comuni del teramano nel panico. Nell’assemblea di questo pomeriggio, il Coordinamento Mobilitazione Acqua Gran Sasso ha dato il via anche a vari gruppi di lavoro: uno sulla trasparenza, uno sulla comunicazione, uno sanitario-epidemiologico.
“Cosa fare l’abbiamo già detto – ha sottolineato Renato Di Nicola del Forum H20 – Innanzitutto togliere dalla montagna le 2.300 tonnellate di sostanze potenzialmente inquinanti ed evitare esperimenti pericolosi e poi garantire una maggiore trasparenza su ciò che avviene. Non possiamo rincorrere l’emergenza, dobbiamo prevenirla. Oggi siamo qui per decidere la mobilitazione”.
Lo scorso 19 Maggio, sulla base delle proposte dei Sindaci, la Provincia di Teramo aveva elaborato un ordine del giorno su tre questioni ritenute fondamentali: interventi strutturali, per mettere in sicurezza in modo definitivo la captazione delle sorgenti del Gran Sasso; rapporto sull’uso dei 100 milioni destinati dal Parlamento alla messa in sicurezza delle sorgenti; adozione di un protocollo dell’emergenza e di uno di comunicazione di crisi, con il coinvolgimento di tutta la filiera, per garantire informazioni tempestive, chiare, documentate e trasparenti ai cittadini.