Così il presidente provinciale dell’Udc, Andrea Buracchio, interviene sulla situazione di incertezza che si è venuta a creare all’interno delle aziende che hanno ereditato le strutture dell’ex gruppo Angelini. “Bisogna tener conto – ha spiegato Buracchio – che gli stessi giudici amministrativi di secondo grado, concedendo la sospensiva alla prima sentenza del Tar avverso l’accreditamento delle cliniche dell’ex gruppo Villa Pini, hanno sottolineato che “la sentenza appellata, facendo venir meno l’accreditamento delle strutture sanitarie della fallita società Villa Pini d’Abruzzo, determina un pregiudizio grave ed irreparabile non solo per il fallimento appellante e per i 500 lavoratori addetti, ma anche per l’interesse pubblico all’erogazione delle prestazioni sanitarie, anche a carattere specialistico, fino ad oggi assicurate, in misura non irrilevante dalle suindicate strutture”. Quindi, per ammissione stessa dei magistrati, in ballo non ci sono solo tanti posti di lavoro e tante famiglie che andrebbero sul lastrico, ma anche un più generale interesse pubblico a che i cittadini non perdano un presidio sanitario di grande importanza: due motivi che sono ampiamente sufficienti perché la Giunta e il Consiglio regionali si attivino affinché non sia disperso un patrimonio umano e tecnico di prim’ordine. Non entro nel merito delle decisioni del Consiglio di Stato, che pronuncerà la sua sentenza tenendo conto dei fattori amministrativi della vicenda, ma ritengo che, qualsiasi pronunciamento adotti la magistratura, occorre che la politica trovi una soluzione definitiva al problema dell’accreditamento delle cliniche dell’ex Gruppo Villa Pini. Le richieste di centinaia di pazienti, con le loro famiglie, nuovamente nella condizione di non sapere se potranno continuare a ricevere cure e prestazioni mediche, associate alle richieste di aiuto dei lavoratori, giustamente preoccupati di dover rivivere un periodo molto buio, devono avere delle risposte dalle istituzioni ed in particolare dalla Regione, che dovrà decidere sugli accreditamenti. Senza contare che la crisi occupazionale sul territorio di Chieti, oggi assume limiti allarmanti e che la perdita ulteriore di lavoro con conseguente privazione di reddito, ricadrebbe inevitabilmente sull’intero territorio”.