Chieti. “Avendo un pronto soccorso come quello del SS. Annunziata che è subissato di richieste non solo del territorio di competenza, ma che sta pagando l’affluenza dei comuni dove gli ospedali sono stati chiusi o ridimensionati come Guardiagrele, Casoli e Gissi e gli accessi provenienti da Pescara, Montesilvano e Pianella, (la Asl di Pescara pesa un terzo del totale degli accessi al pronto soccorso teatino), diventa davvero necessario considerata tale situazione potenziare la medicina del territorio che è un filtro fondamentale per i ricoveri impropri”.
Lo dice in una nota Alessandro Carbone, capogruppo di Fli in Consiglio Comunale a Chieti, che prosegue: “Mai come in questo momento si è toccato un livello così basso di attenzione nei riguardi dell’assistenza sul territorio, ossia sui medici di medicina generale e i distretti sanitari. Nel futuro bisognerà attivare strutture di cura complesse che mettano insieme i nuclei di cura primaria con gli specialisti. Sarà sempre più necessario creare in una stessa struttura anche la consulenza specialistica che necessita di strumentazione semplice ma in grado di evitare che pazienti cronici facciano sempre capo all’ospedale. La generale insufficienza deriva da un ampliamento della forbice fra ciò che si è investito in ospedale e ciò che si è investito in strutture territoriali. Non si è realizzato un sistema di punti di primo soccorso con la conversione dei piccoli ospedali periferici, ma spesso prossimi o ben collegati ai grandi ospedali; gli ospedali di comunità sono esperienze limitate e non in crescita; le connessioni fra la rete informatica dei servizi territoriali e gli ospedali (ad esempio la trasmissione delle immagini radiologiche) è collocata come l’ultima delle priorità rispetto alle connessioni interospedaliere. La chiave di volta è realizzare strutture territoriali che raggruppino un consistente numero di medici di base, ma che nel contempo siano dotate di una presenza infermieristica, siano in grado di effettuare alcuni esami, siano equipaggiate di strutture diagnostiche, siano connesse con l’ospedale al fine di trasmettere immagini, ecg e avere una refertazione e una consulenza. E su queste strutture che bisogna puntare – conclude Carbone – vari confronti internazionali evidenziano come investimenti in tal senso, realizzando strutture in cui attuare la sanità di iniziativa, riescono a ridurre gli afflussi al pronto soccorso e a diminuire la ospedalizzazione, grazie anche alla capacità di prevenire con una adeguata gestione delle cronicità il ripetersi di episodi acuti che portano al ricovero”.