“La riflessione sul diritto alla cittadinanza italiana dei figli degli immigrati fatta dal coordinatore regionale Gianni Melilla – ha detto Tiziano Sangiuliano – suggerisce anche a me alcune considerazioni. Con rammarico rilevo la carenza di iniziative che possano favorire l’inserimento della popolazione degli immigrati ancora oggi in condizioni di esclusione sociale tali da rallentare inevitabilmente il loro accesso al mondo del lavoro, della scuola e delle strutture socio-sanitarie. Che gli immigrati facciano ancora fatica ad inserirsi nel tessuto sociale del nostro paese, lo dimostra anche il gran numero di italiani sostenitori che l’immigrazione sia un problema. In realtà essi occupano posti di lavoro generalmente rifiutati dai nostri lavoratori in quanto ritenuti umili, fornendo così un importante contributo all’economia del nostro Paese sia per la manodopera che offrono alle imprese, sia per la disponibilità alla cura di anziani e bambini di famiglie interessate, e sia per l’apporto che danno alla vitalità dell’imprenditoria. In un mondo in cui la globalizzazione è considerata di estrema importanza, abbiamo il dovere di imparare a conoscere le diversità e ad integrarle nel nostro sistema rispettando e salvaguardando la dignità di ogni individuo. E proprio il presidente Giorgio Napolitano in occasione dell’incontro con i Nuovi Italiani, ha voluto riportare all’attenzione dell’opinione pubblica l’affermazione che il nostro Paese è profondamente cambiato e che negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da stranieri è un’autentica follia. Il ministro dell’Interno Rosanna Cancellieri ha affermato che lo ius soli semplice creerebbe le condizioni di far nascere in Italia bambini da tutto il mondo. Quindi, niente cittadinanza automatica ad ogni bambino straniero che i genitori abbiano deciso di far nascere in Italia. Si, invece, ad una cittadinanza che derivi da un insieme di fattori. Se un bambino è nato in Italia, i genitori sono stabilmente in Italia e magari ha già fatto parte degli studi qua ed è inserito, allora credo sia giusto. Il tema della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, è di grande attualità. Nelle nostre scuole i ragazzi appartenenti ad altre etnie non hanno alcun problema di integrazione e parlano la lingua italiana come i loro compagni di classe. Forse fanno fatica a parlare la lingua dei propri genitori, pertanto come si può pensare di negare loro la cittadinanza italiana? Sono figlio nato da genitori italiani emigrati in Argentina, un paese che, per fortuna mia e di tanti, accoglieva il flusso di emigranti in maniera civile e senza tanti pregiudizi diversamente da come sembra accadere oggi in Italia. Sono fermamente convinto che il grado di civiltà di un popolo non si misuri soltanto attraverso il PIL o lo SPREAD, ma anche dal grado di accettazione dell’evoluzione della società, in continua trasformazione e arricchimento di nuovi valori di cui anche gli immigrati si fanno portavoci. Non può esistere una società veramente libera e democratica – conclude Sangiuliano – se essa non lotta per dare a tutti gli individui pari dignità e stesse opportunità”.