Il Consiglio dei Ministri ha fissato la data per il referendum che decreterà la sorte dei discussi voucher, oltre che della normativa sulla responsabilità solidale in materia di appalti. La convocazione alle urne è stata fissata per il prossimo 28 maggio, ma si lavora ancora per scongiurare la consultazione.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto per l’indizione dei referendum popolari proposti dalla CGIL e tesi ad abrogare sia le norme relative alla responsabilità solidale in materia di appalti, che i buoni lavoro, meglio noti come voucher.
Il quesito sui voucher riguarda l’abrogazione degli articoli 48, 49 e 50 del cosiddetto Jobs Act, emanato dal governo Renzi nel 2015. Si tratta degli articoli che regolano i voucher e la loro abrogazione porterebbe alla scomparsa dei discussi buoni lavoro.
Il secondo quesito riguarda invece la tutela dei lavoratori delle ditte appaltatrici, una questione particolarmente complessa, ma sicuramente non meno rilevante del quesito sui voucher. La normativa attuale prevede che, in caso di mancata erogazione dello stipendio o dei contributi da parte dell’impresa appaltatrice verso i propri lavoratori, questi possano pretendere il pagamento dal soggetto che ha commissionato l’appalto, ma solo a patto che non sia possibile ottenere quanto dovuto dal proprio datore di lavoro. Il quesito referendario si propone di superare questo limite in maniera tale che il committente dell’appalto sia comunque tenuto ad erogare stipendi e contributi eventualmente non pagati dal proprio appaltatore, senza attendere la verifica della effettiva disponibilità economica di quest’ultimo.
Entrambe le problematiche poste dai quesiti referendari, potrebbero essere a breve oggetto di nuovi interventi normativi, tesi proprio a risolvere le criticità che hanno portato la CGIL a promuovere il referendum. Un eventuale modifica della normativa potrebbe di fatto annullare la consultazione, anche se l’ultima parola spetterebbe comunque all’Ufficio Centrale per il referendum della Cassazione, che avrebbe il compito di verificare l’aderenza delle modifiche alle istanze referendarie. Nel caso in cui l’esecutivo non dovesse riuscire a fermare l’iter referendario, la convocazione alle urne degli elettori è stata fissata per il prossimo 28 maggio.