Pescara. Intricata su più fronti, quello ambientale, quello ecologico, quello sanitario, quello politico e anche quello amministrativo. La vicenda dell’Ecopetrol di Bucceri, contrada di Cepagatti prosegue lasciando ai margini il consiglio Comunale del paesino sulle colline pescaresi, trascinandosi l’opposizione del Pd, degli ambientalisti e della comunità civile, che ha presentato un esposto alla Procura.
Le domande che si pongono coloro contrari alla costruzione dell’impianto di trattamento chimico-fisico degli idrocarburi della ditta Ecopetrol, in contrada Bucceri di Cepagatti, si delineano su più filoni. Il principale è quello ecologico ambientale, riassunto dal professor Francesco Stoppa, ordinario di Geochimica all’Università d’Annunzio in una relazione (basata sugli studi recentemente pubblicati dall’istituto Mario Negri Sud a seguito del congresso Abruzzo, Ambiente e Salute del 7/5/2010) su intitolata “La cosa sbagliata nel posto sbagliato”. Un documento molto chiaro, che non necessità di commenti alla citazione testuale: “Il sito scelto dalla Ecopetrol è collocato su suoli altamente permeabili, a pochi metri dalla falda acquifera non confinata, cioè, che assorbe tutto quello che gli arriva dal suolo sovrastante e che scambia direttamente con il fiume Pescara. Tale falda è purtroppo stata messa in comunicazione con falde sottostanti da numerose perforazioni abnormi e non incamiciate che mescolano acque più pure e profonde con quelle inquinate superficiali. È la stessa acqua usata per irrigare i campi. La zona è praticamente a pelo del livello delle alluvioni del fiume Pescara, esposta ad eventi alluvionali che provengono dalle colline circostanti che tendono ad allagare la zona a causa dei numerosi rilevati che ne ostacolano il flusso. È in una zona mista residenziale-agricolo-commerciale, vicino a una grande città e a numerosi centri popolosi, si trova vicino ad arterie stradali, ferroviarie, e a un aeroporto e a numerosi centri commerciali molto frequentati. Si trova in una valle in cui venti a regime di brezza spingono alternativamente i fumi verso Pescara e verso l’entroterra. Il capannone prescelto non è specificamente disegnato per l’uso dei processi inerenti all’attività dell’Ecopetrol, è adiacente al più grande mercato ortofrutticolo della provincia, vicino ai campi sperimentali dell’Arrsa. Si trova su un’area già edificata in cui non è possibile intervenire sul substrato per impermeabilizzarlo, non si sa se, come avviene un po’ lungo tutto il basso fiume Pescara, vi siano rifiuti interrati o altre anomalie. Non è stata fatta una caratterizzazione geologica o ambientale seria. Considerate che i paralleli fiumi Saline e Alento sono dei Siti inquinati di interesse nazionale e che il fiume Pescara include due Siti inquinati di interesse regionale. Si tratta di un vero incubo di sostanze chimiche sepolte da bonificare, acque tossiche che devono disinquinate. L’impianto Ecopetrol aggiunge pericolo al pericolo aumentando a dismisura il rischio di superamento della soglia di tossicità cumulata, di avvelenamento acuto e cronico dello sviluppo epidemico di cancro e malattie metaboliche e cardiovascolari”.
Pesanti accuse, riferite all’attività che andrebbe a svolgere l’Ecopetrol, sommariamente la lavorazione di materiali residui da cisterne come quelle dei distributori di benzina, ‘fanghi’ dai quali, mediante una grossa centrifuga, verrebbero ricavati gas idrocarburi da utilizzare come fonte di energia. Per far ciò la ditta di Civitaquana, di proprietà di Lucio Petrocco, già consigliere provinciale Pdl ed ex presidente della commissione Ambiente della Provincia di Pescara, vorrebbe installare serbatoi e impianti di trattamento all’interno di un capannone già esistente sui terreni di Bucceri stretti tra il mercato ortofrutticolo e i corsi d’acqua citati. Ma fin dai primi passi dell’iter burocratico, Petrocco ha visto l’opposizione del Pd di Cepagatti, al quale ha fatto seguito l’associazione Codici e la consigliera regionale Marinella Sclocco, gli stessi che hanno presentato l’esposto alla Procura e che oggi si sono riuniti in una conferenza stampa per lamentare l’assenteismo dell’amministrazione comunale di Cepagatti. “Il Comune è assente fin dal 10 marzo 2010”, riferisce Alessandro Di Sano, del circolo Pd locale, “da quando l’Ecopetrol ha consegnato erroneamente una richiesta all’ufficio Suap”. In realtà la richiesta andava consegnata alla Regione, e così fu fatto: il comitato regionale per la Valutazione di impatto ambientale ha espresso il proprio parere favorevole a marzo 2011. Da quel giorno si scatenò la protesta civile a Bucceri, guidata dalle forze politiche. Fu, infatti, la consigliera comunale di Cepagatti Serena Rapattoni (Pd) a presentare al Consiglio un’interrogazione per convocare una discussione straordinaria sul tema. “Ma da allora il Sindaco non si è mai pronunciato a proposito”, rimarca Di Sano, “lasciando fuori da una decisione importantissima per la collettività, sia i cittadini che l’organo democratico, forse per timore che anche alcuni della maggioranza potessero rifiutarsi di alzare la mano a proprio favore”.
Ma la cittadinanza si è chiamata in causa da sola, riunendosi in assemblee pubbliche nel corso delle quali associazioni ed esperti scientifici hanno fornito la loro versione informata. Il 4 agosto una petizione raccolse 400 firme contro l’Ecopetrol, a fronte dei circa 1000 abitanti della contrada. L’unico risultato ottenuto dal fronte del ‘no’ è stato il tavolo tecnico ‘informale’ convocato ad ottobre dal Comune, ma per partecipare insieme allo studio tecnico Brandelli, l’incaricato dalla Ecopetrol, “noi e le associazioni siamo stati convocati con un solo giorno di preavviso”, lamenta ancora Di Sano. Forte delle firme raccolte gli avvocati di Codici hanno presentato l’esposto alla Procura della Repubblica chiedendo di “verificare se nel comportamento degli organi e degli uffici pubblici, nonché di singoli dirigenti e responsabili vi siano condotte penalmente rilevanti”.
Queste ulteriori accuse trovano ancora spiegazione nelle ipotesi del professor Stoppa: “Bisogna chiedersi come faccia un impianto tanto pericoloso a basarsi su una serie di omissioni di progetto, tra cui quella strepitosa di non dichiarare esattamente la natura delle materie trattate, ma che si sa essere altamente inquinanti, come i fanghi di cisterna e molti altri. Non si può credere che sia solo una distrazione, bisogna sospettare che sia una scelta premeditata basata su alcune ragioni implicite nella natura pericolosa e inquinante dell’impianto stesso. Sospetti che non bilanciano l’asticella a favore di Ecopetrol aggiunte alle considerazioni di Di Sano: “E’ un impianto che non porterà neanche più occupazione a Cepagatti, per il quale bastano una decina di addetti che, sicuramente, verranno presi tra i vecchi dipendenti di Ecopetrol”. Per l’azienda di Petrocco, dunque, solo vantaggi, basati su una veste lecita alquanto dubbia, sempre secondo il geochimico Stoppa: “La zona è vicina al casello autostradale, questo tipo di impianto per rendere molto deve lavorare molto, deve importare fanghi tossici di tutti i generi, reflui industriali e civili inquinanti e molto altro. I camion provenienti da ogni dove, magari di notte, o meglio di giorno, uscendo dal’autostrada si confonderebbero con tutti gli altri che vanno ai vari centri commerciali e alle altre industrie. E poi il fatto che l’impianto lo si voglia fare per forza anche dopo che è stato scacciato altrove. Vuol dire trattare qualsiasi cosa che gli altri non vogliono nel loro paese, trattare poco, smaltire a basso costo, controllare poco”.
Sospetti e dubbi che, martedì mattina, dovrebbero trovare chiarezza nella Conferenza dei servizi convocata nella sede pescarese dell’assessorato regionale all’Ecologia; lì il Comune dovrà decidere con la Regione se procedere o meno alla realizzazione dell’impianto: “Chiediamo che vengano ascoltati i pareri già espressi dai cittadini e dagli esperti”, dicono in coro Di Sano e Marinella Sclocco. Alla conferenza parteciperà anche il Wwf: Augusto De Sanctis, responsabile regionale, allarga l’allarme ecologico verso il fattore atmosferico: “A ieri la centralina Arta di Spoltore per il rilevamento della qualità dell’aria, la più vicina al sito interessato, ha riscontrato ben 120 superamento di Pm10 contro i 35 annui consentiti. È palesemente sconsigliabile aggiungere su quella zona un impianto che emette benzene nell’aria”.
Daniele Galli