Si tratta di scelte di fondamentale importanza, dalle quali dipenderà la futura qualità dell’istruzione pubblica nel territorio provinciale. Si registra già un ritardo notevole nella definizione della nuova programmazione: il nuovo Piano doveva essere approvato dal Consiglio Provinciale entro il 30 novembre, ma in realtà non è stata ancora elaborata alcuna proposta. Il rischio che si corre è quello di creare pesanti disfunzioni per il sistema scolastico e gravi disagi alle famiglie (basti pensare al danno che può provocare, ai fini dell’attività di orientamento e dell’acquisizione delle iscrizioni la ritardata approvazione dei nuovi indirizzi formativi nelle scuole secondarie superiori oppure alle conseguenze negative per i Comuni nell’organizzazione dei servizi di trasporto e di assistenza per le scuole che saranno oggetto di accorpamento). Il Partito Democratico chiede con forza alla giunta provinciale che sia subito attivato un Tavolo Interistituzionale (analogo a quello che opera in Regione), che veda la presenza dei soggetti istituzionali, dei dirigenti scolastici e delle rappresentanze sindacali, per concertare rapidamente i contenuti del nuovo Piano provinciale. Il Pd chiede, inoltre, che sul Piano così elaborato sia acquisito, prima dell’approvazione da parte del Consiglio Provinciale, il parere della Conferenza dei Sindaci: sono in gioco servizi importanti per le comunità locali e non si può prescindere dalla partecipazione attiva dei Comuni già sentiti in assemblea, ma utile sarebbe conoscerne i pareri. Il Pd chietino è pronto ad offrire, in termini costruttivi e di collaborazione, il proprio contributo di idee e di proposte. Le priorità sono le seguenti: considerare, ai fini degli accorpamenti imposti dalle norme di legge, non solo i parametri quantitativi (numero degli iscritti), ma anche le condizioni logistiche dei territori (viabilità, trasporti pubblici, tempi di percorrenza) per evitare, soprattutto nelle aree interne e montane, gravissimi disagi ai residenti e notevoli costi aggiuntivi per i Comuni; tenere in conto il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 27 ottobre 2010 recante una proposta di applicazione dell’art. 19 Legge n .111 del 2011 (manovra estiva); valutare il fatto che molte Regioni hanno impugnato il suddetto articolo in quanto invasivo delle competenze regionali; razionalizzare l’offerta formativa nel ciclo delle secondarie superiori, evitando le sovrapposizioni degli indirizzi formativi e legando la definizione degli stessi al contesto socio-economico (e quindi ai possibili sbocchi occupazionali), nonché all’effettiva disponibilità di sedi e dotazioni tecniche (anche allo scopo di ridurre ed ottimizzare la spesa) privilegiando la qualità formativa e mettendo al centro lo “studente” e non rincorrere le pure esigenze politiche di parte.