E’ quello che ha reso noto la Forest Oil: “Innanzitutto, le 33 risposte alle richieste di integrazione da parte della Regione non sono state consegnate in ritardo (la richiesta ufficiale è del maggio 2011); semplicemente non c’erano scadenze procedurali e dato che siamo assolutamente convinti della bontà del progetto abbiamo scelto di approfondire al meglio le tematiche, in modo da poter dissipare qualunque dubbio in merito ad esse. Altra informazione distorta è quella sulle condutture, definite illogiche. E cos’avrebbe di illogico una conduttura di 15 centimetri di diametro interrata a 1,5 metri di profondità, per la quale si prevede un ripristino completo del terreno dopo lo scavo? Per quanto riguarda invece l’impatto sull’economia locale, invitiamo i politici che sostengono che quest’ultima verrà distrutta a non attenersi solamente a quanto dichiarato dai comitati contrari al progetto, ma ad approfondire il tema attraverso gli studi che abbiamo effettuato e depositato presso le Istituzioni e che con cognizione di causa affermano l’esatto contrario. L’impianto è progettato per essere compatibile con il paesaggio e con l’ambiente e per non recare nessun danno alle colture e altre attività produttive. Investiamo nella miglior tecnologia a disposizione proprio per raggiungere questo risultato e siamo disponibili ad incontrare i politici e i cittadini che affermano il contrario per dimostrarlo.
Il turismo classico, come evidenziato dalle comunicazioni inviate alle amministrazioni dagli operatori del settore locale, sembra attraversare una crisi strutturale (chiusura del Treno della Valle da 5 anni, chiusura del battello sul lago di Bomba da 3 anni, crisi delle strutture alberghiere). In questo senso la nostra azienda si è impegnata a offrire alla comunità locali il pieno supporto allo sviluppo delle realtà turistiche esistenti e di altre nuove, anche tramite la realizzazione di nuove attrattive turistiche, come risulta dalla documentazione presentata in Regione. Ciò che potrebbe, inoltre, godere di una forte accelerazione, è il cosiddetto business tourism ovvero il mercato dell’ospitalità durante i tre anni di realizzazione dell’impianto e del ripristino finale dell’area, in cui si prevede l’impiego di circa 150/200 lavoratori/anno dedicati al progetto (senza tener conto del resto dell’indotto potenziale per le imprese locali collegato alle attività di realizzazione).
Ultimo falso mito che vorremmo sfatare è quello dei rischi idrogeologici dovuti al nostro progetto: da quattro anni monitoriamo costantemente il territorio interessato attraverso stazioni GPS ed è emerso che i movimenti del terreno dovuti ai soli fattori climatici stagionali sono mediamente di 2 cm l’anno. L’eventuale movimento del terreno dovuto alle attività estrattive sarebbe al massimo di 5 mm – ha concluso Vergari – il ché non avrebbe nessuna influenza su possibili rischi di frane o smottamenti”.
Francesco Rapino