“Un’occasione di riscatto per il capoluogo teatino” commenta il coordinatore regionale dei Giovani dell’Italia dei Valori Abruzzo Giampiero Riccardo, “perchè in un epoca in cui sull’altare della crisi vengono sacrificati anche i diritti più elementari, dall’informazione alla tutela del lavoro, la memoria storica acquista un valore inestimabile. Infatti su di essa sono piantati i semi della moderna Libertà”.
Durante il Ventennio, Giacomo Matteotti ebbe il coraggio di promuovere una resistenza non violenta a qualunque forma di autoritarismo, non mancando di sottolineare, oltre alla repressione del regime mussoliniano, anche i limiti dell’opposizione comunista. Il prezzo di questa sua intransigenza fu l’essere assassinato da una squadriglia fascista il 10 giugno del 1924.
A Chieti si celebrò il principale processo a carico degli esecutori. “Il dibattimento fu però una autentica farsa” racconta Riccardo. “L’esclusione della premeditazione e le attenuanti generiche assicurarono agli imputati condannati (Dumini, Volpi e Polveromo) sentenze assai blande. La Corte di Assise assolse, invece, gli imputati Viola e Malacria per non aver commesso il fatto. Nè in quello di Chieti, nè in altri processi, fu mai possibile accertare i reali mandanti dell’omicidio. Oggi sarebbe bastato possedere un grammo del coraggio dell’uomo libero Matteotti e la consapevolezza della valenza di un simile atto, per essere presenti e permettere alla città di scrollarsi di dosso il suo amaro passato. Il Sindaco Umberto Di Primio non ne è stato capace: assente, smemorato (?), pavido traghettatore controcorrente, inchiodato a cupi retaggi, incompatibili con un luminoso futuro”.