Tra le decisioni assunte, tra l’altro, c’è quella di restituire ai Comuni le funzioni relative alla gestione del personale e alla gestione economica delle risorse, al fine di ridurre il ricorso a figure esterne oltre i dipendenti degli stessi Comuni. Approvato anche il rendiconto di gestione 2010. L’assemblea ha inoltre confermato all’unanimità alla guida della Giunta dell’Unione il sindaco di Orsogna, Alessandro D’Alessandro e a presidente del Consiglio il sindaco di Filetto, Sandro Di Tullio. Ratificato anche l’ingresso di due nuovi componenti, Tommaso Valerio per Orsogna e Maurizio Iacozzi per Poggiofiorito, nominati dai rispettivi consigli comunali in sostituzione di altri membri dimissionari.
Il dibattito si è incentrato in particolare sul futuro dell’Unione, la cui scadenza naturale è prevista per il 31 dicembre di quest’anno. Per assumere decisioni ponderate si è deciso unanimemente di riunire entro l’autunno, probabilmente già a settembre, una seduta straordinaria del Consiglio per decidere se e a che condizioni rinnovare il patto tra i cinque Comuni.
I presidenti D’Alessandro e Di Tullio, nonché il sindaco di Canosa Sannita, Lorenzo Di Sario, pur sottolineando la necessità di trovare la soluzione meno pesante per i singoli bilanci dei Comuni, hanno ricordato che le nuove norme statali sull’organizzazione degli enti locali impongono da subito la gestione associata di alcuni servizi, che dovranno diventare almeno sette nel 2014. Non sarebbe una scelta oculata – hanno spiegato – sciogliere l’Unione per poi dover ricreare un’altra associazione, ma secondo ambiti e modalità che stavolta saranno individuati (e sostanzialmente imposti) dalla Regione.
Il sindaco di Arielli, Sandro Spella, ha proposto di trasferire all’Unione della Marrucina tutti i dipendenti dei cinque Comuni, i quali poi erogheranno in forma associata i servizi alle singole realtà, «altrimenti – ha detto – continuerà a porsi sempre un problema di costi non sostenibili e di organizzazione del lavoro non efficace». Un’ipotesi sulla quale anche il sindaco di Orsogna si è detto disposto a discutere. Spella è andato anche oltre, parlando della necessità di dare vita a un unico Comune dalla fusione dei cinque attualmente esistenti, creando un’unità amministrativa e politica in grado di ottenere finanziamenti aggiuntivi, previsti proprio per le fusioni tra Comuni, e di investire per lo sviluppo del territorio.
Il sindaco di Poggiofiorito, Corino Di Girolamo, ha indicato la necessità di utilizzare la gestione associata dei servizi per ottenere risparmi piuttosto che per far lievitare i costi: «Non è semplice – ha ammesso -, ma è l’unica strada sulla quale possiamo lavorare». Ha poi garantito che Poggiofiorito verserà nelle prossime settimane le quote dovute all’Unione dal suo Comune e non ancora erogate.
Chiarezza sul futuro dell’Unione è stata chiesta anche dai consiglieri che rappresentano le minoranze dei Comuni aderenti: erano presenti Camillo D’Alessandro (Arielli), Tommaso Valerio (Orsogna), Nicolino D’Alessandro (Filetto) e Antonio Settimio (Canosa Sannita). Camillo D’Alessandro ha evidenziato che 573mila euro previsti nel bilancio 2011 a carico dei Comuni sono un peso eccessivo: “Si è assistiti nel tempo a un continuo aumento delle spese correnti, mentre l’obiettivo doveva essere quello di condividere i costi”. Ha poi accusato la Giunta di aver adottato in ritardo gli atti per recuperare quote dovute da altri enti e Comuni esterni che avevano usufruito di personale dell’Unione in comando. Il presidente ha risposto di aver dato incarico già da mesi al legale per il recupero giudiziario di tali quote.
Tommaso Valerio ha parlato di un “sostanziale fallimento non dell’idea, ma del funzionamento dell’Unione, visto che ora si pensa solo al taglio dei servizi, a fronte di un costo per il personale che appare eccessivo, in quanto rappresenta il 60% del bilancio”.
E’ stato rinviato l’ultimo punto all’ordine del giorno, ovvero l’esame di una delibera per il recesso dall’Unione a partire dal 1° gennaio prossimo, votata dal Consiglio comunale di Poggiofiorito, che risulta approvata con una maggioranza meno qualificata rispetto a quella richiesta dallo Statuto dell’Unione stessa.