Pescara. Consiglio comunale straordinario sull’emergenza-porto. Una seduta aperta agli interventi della marineria, assente perché in battuta di pesca, e del Commissario ad acta per il dragaggio Guerino Testa, presidente della Provincia in attesa della nomina commissariale ufficiale: abbozzato un cronoprogramma degli interventi sulla scia dei risultati dei nuovi esami dell’Arta sui fondali della darsena.
Ancora senza nomina ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, prevista a giorni, il commissario per il dragaggio del porto di Pescara, il presidente della Provincia Guerino Testa è intervenuto nel corso del Consiglio comunale straordinario convocato dall’opposizione per discutere, ancora una volta, della paralisi in cui verte il porto a causa dell’insabbiamento dei fondali.
Testa ha riferito quanto appena appurato dall’Arta, ovvero i risultati sui primi 12 campioni prelevati dalla darsena commerciale, sul totale dei 53 ordinati dopo gli ultimi vertici con Prefettura, Provveditorato alle opere marittime e ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente. L’ipotesi al vaglio è quella più drastica e risolutiva dello sversamento del dragato direttamente a mare, e i risultati delle analisi portano sulla buona strada: “Al momento non si esclude l’immersione a mare, ma la caratterizzazione effettuata è parziale, quindi è necessario un approfondimento”, riferisce Testa. Un approfondimento che procederà tramite l’analisi da effettuare sui siti individuati a circa 5 miglia dalla costa antistante il porto stesso, nei quali riversare i 200mila metri cubi che ci si appresta a dragare per risolvere definitivamente la crisi del porto e delle sue attività navali e commerciali.
Tre siti direttamente antistanti, e un quarto più a sud del porto, più altre ipotesi per Ortona e tra Termoli e San Benedetto. Ipotesi necessarie poiché questi siti di sversamento, grosse buche subacquee in sostanza, già utilizzate in passato, potrebbero risultare pieni oltre che costituite con materiale incompatibile con quanto dragato nel porto pescarese. Testa, dunque, azzarda un cronoprogramma preventivo all’intervento, incoraggiato dalle comunicazioni dell’Arta; ma sono altre le istituzioni dalle quali dipende l’azione: “Mercoledì 22 l’Ispra ci invierà il piano dei campionamenti da effettuare sui siti a mare, entro venerdì 24 l’Arta effettuerà i prelievi secondo questo piano, e se le compatibilità saranno positive si programmerà il dragaggio partendo dall’assegnazione dell’appalto. Il 4 luglio, poi, l’Arta comunicherà i risultati definitivi di tutte le 53 campionature effettuate nella darsena: solo con questi si potrà effettuare una comparazione definitiva con le analisi sui siti”.
Poca roba, secondo il Pd, che con il vicecapogruppo Enzo Del Vecchio protesta: “Delusi fortemente da Testa: il rapportino dell’Arta è cosa già sentita, serviva che venisse qui a delineare quali iniziative è capace di mettere in campo, a trovare i modi per risolvere il problema, non venirci a dire che cercherà di risolvere”.
Mascia: “Emergenza figlia del centro-sinistra. L’Arta capovolge la situazione”. L’intervento conclusivo della seduta del Consiglio è toccato al sindaco Luigi Albore Mascia, che ha riavvolto il nastro del tempo per ricondurre le colpe dell’emergenza al centro-sinistra: “I sindaci di oggi stanno ereditando scelte sbagliate fatte 15-20 anni fa, figlie dei tempi, ma comunque scelte sbagliate. Ricordo che l’ultimo dragaggio del porto canale risale al 2006”, ha detto all’Aula, “all’epoca il dragaggio doveva essere fatto ogni anno, e invece è mancato nel 2007, nel 2008 e nel 2009, visto che il nostro governo si è insediato solo a fine giugno. Consideriamo che il fiume ogni anno trascina ben 80mila metri cubi di materiale nella darsena, materiale che si sedimenta nella diga foranea, tanto che oggi sarebbe necessario un dragaggio tra i 450mila e i 700mila metri cubi solo per ripristinare fondali di 6,50 metri nella darsena commerciale e di 4,50 nel porto canale”. Nessuna colpa dell’Amminstrazione, dunque, secondo il primo cittadino, nè operativa: “Automaticamente siamo finiti nel pasticcio odierno, senza dimenticare che l’intera vicenda è stata gestita completamente dal Provveditorato alle Opere pubbliche, e oggi l’amministrazione comunale chenon può produrre un solo atto nel merito “, nè politica, rilanciando nuovamente la critica: “Oggi paghiamo lo scotto in termini di credibilità. Il centro-sinistra non aveva un gran rapporto con il proprio Governo regionale con un Presidente, Del Turco, che ignorava l’ex sindaco di Pescara. Poi è arrivato anche il terremoto giudiziario e purtroppo l’arresto di un Presidente della Regione e l’arresto, con i domiciliari, di un sindaco, tutti di centro-sinistra, hanno inciso molto negativamente per Pescara nella considerazione degli ambienti romani”.
Comunque si consola, Mascia, con quanto riferito da Testa, ma puntualizza lo stravolgimento anomalo della situazione: “Testa che ci ha detto che un quarto delle analisi sul materiale da dragare lascia ben sperare per la possibilità di sversare in mare quei fanghi, e lo ha detto la stessa Arta che per 18 mesi ci ha negato tale possibilità. Oggi è improvvisamente divenuto possibile ciò che 18 mesi fa non lo era: è evidente che con lo sversamento a mare il dragaggio sarebbe costato appena 10 euro a metro cubo e con 500mila euro avremmo già portato via 50mila metri cubi. L’Arta ci parlava prima di poter utilizzare la vasca di colmata, poi all’improvviso anche quella vasca divenne inutilizzabile perché non era impermeabilizzata, eppure quella vasca è stata usata per anni dal centro-sinistra, fino al 2006, e a questo punto chiedo all’Autorità giudiziaria di fare luce anche su questa strana vicenda”.
Anche il capogruppo Pd Moreno Di Pietrantonio, infatti, ha polemizzato in aula chiedendo “come si è riusciti a complicare un semplice dragaggio avendo a disposizione tutta la tecnologia attuale e 500mila euro”. Il Pd, poi, ha ribadito la necessità di portare a termine l’iter del Piano regolatore portuale “bloccato nei cassetti della Regione in attesa della Valutazione ambientale strategica”, strumento necessario per pianificare il futuro, anche quello immediatamente prossimo, del porto. La seduta si è conclusa con l’approvazione unanime di due ordini del giorno, uno del centro destra presentato da Armando Foschi, e uno dell’opposizione. Il primo tesi a “l’approvazione in tempi brevissimi del Piano regolatore Portuale”, e che invita “il Sindaco e la Giunta a intraprendere, per quanto di competenza, ogni possibile misura politico-amministrativa per favorire la risoluzione della problematica inerente il dragaggio del Porto canale di Pescara nel più breve tempo possibile”; il secondo aggiunge l’invito ad “attivare ogni utile iniziativa per integrare quanto già individuato a titolo di de minimis (pari a 283mila euro) con ulteriori 600mila euro”.
Daniele Galli