L’area verde pubblica della Pineta Nord pescarese è, in questi giorni, al centro del dibattito sul Piano triennale: la maggioranza pone sul tavolo della trattativa con l’opposizione un accordo di programma che porterebbe alla realizzazione di un parcheggio a raso e di un centro sportivo, ma i due consiglieri Idv, Di Nisio e Sulpizio, hanno posto il loro fermo diniego: “Sarebbe una sciagura per Pescara, che farebbe un passo indietro rispetto alla variante delle invarianti al Piano regolatore generale”, commenta subito Costantini, prendendo spunto per rilanciare il dibattito sulla cultura edilizia e le scelte urbanistiche dell’amministrazione. Secondo il deputato Idv, l’accordo di programma in questione porterebbe al Comune condizioni più svantaggiose di quelle prevista prima della variante delle invarianti: una modifica al Prg che prevedeva un comparto che consentiva al Comune di acquisire gratuitamente 35mila metri quadrati dei 54mila totali dell’area della Pineta, consentendovi solo il 30% di edificazione privata, possibile solo con oneri a carico del costruttore per servizi privati ad uso pubblico. Ma la questione è più generale: “Sull’urbanistica a Pescara si continua ad agire in deroga al Prg, si fanno trattamenti particolari per i grandi costruttori in grado di interloquire con l’Amministrazione pubblica, mentre i piccoli sono costretti, giustamente, a seguire i vincoli dettati dal Piano regolatore”. Per cui, “per la Pineta Nord la soluzione resta l’attuazione del Prg, ovvero l’esproprio, ove necessario, mediante la rassegnazione a privati della gestione di servizi e parcheggi che potrebbe assicurare il recupero della somma investita”; mentre, in un ottica culturale generale: “E’ ora di dire basta”, sostiene Costantini, “allo smontaggio pezzo per pezzo di un Prg per bloccare le proprietà di tanti e sbloccare quelle di pochi, al cambio di destinazione di determinate aree per triplicarne il valore economico. L’Idv propone, inoltre, il blocco totale del consumo di nuovo territorio da cementificare e la riqualificazione dell’esistente, anche attraverso incentivi”.
Per quanto concerne il fiume, e lo sbocco naturale del discorso al dragaggio, Costantini sostiene che “bisogna agire a monte, bonificando totalmente l’Aterno-Pescara, aggiungendo anche un monitoraggio dell’intero corso con censimento e denuncia dei siti inquinati, così da ridurre a valle il costo del trattamento dei fanghi, non più inquinati, da dragare”. Ma la precisazione più importante verte sulla situazione emergenziale: “In tutti i porti del mondo si fa il dragaggio”, commenta, “ma a Pescara si agisce con il criterio dell’emergenza da 20 anni per non usare le norme a regime e confluire in una logica di appalti in deroga: emergenze costruite a tavolino”. L’ultimo rimprovero è indirizzato ai ministeri romani: “Sono loro che hanno supervisionato la progettazione del grande tappo consistente nella diga foranea: si assumano loro la responsabilità a forniscano i fondi economici per riparare al danno dell’insabbiamento del fiume Pescara”, conclude.
Daniele Galli