Dopo essersi battuto per la tutela e l’ipotetica ricostruzione, mattoncino rosso su mattoncino rosso, della storica centrale del latte di via Del Circuito, il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo scende nuovamente in campo a schierarsi a difesa del patrimonio storico-architettonico di Pescara. A rischio, stavolta, c’è il Borgo Marino, la Marina per i pescarsi doc. Una costruzione a L, un condominio di 20 metri è in progetto tra via Gobetti e via Puccini, e andrebbe a prendere il posto degli edifici di inizio ‘900 costruiti proprio dai pescatori della sponda nord del fiume. Acerbo tira le orecchie all’assessore all’Urbanistica, Marcello Antonelli, e invita l’Amministrazione ad una politica di recupero delle vecchie case, presso le quali risiede l’identità storica della città, facendo anche la doverosa distinzione tra case e catapecchie.
Non tralascia, però, di mettere sul piano carte e planimetrie di quello che il Comune definisce come Piani di Recupero Urbano del Patrimonio Edilizio. “Demolire non significa recuperare. Dov’è il recupero?”, si domanda il consigliere ‘rifondarolo’.
“I progetti suscitano perplessità”, dice Acerbo, “perché, invece di valorizzare le tipologie storiche di quell’insediamento, ne prevedono la totale demolizione e la sostituzione con condomini di cui certo il centro cittadino sovrabbonda. Esaminiamo per esempio il comparto 1.01 tra via Puccini e via Gobetti. Il recupero consisterebbe nella demolizione di tutti i fabbricati esistenti su una superficie di mq 7835 per far posto a un ‘blocco edilizio a L’. L’edificio che si andrebbe a realizzare avrebbe un’altezza di m. 21,60, superiore a quella di PRG di m. 13,30, corrispondente a 6 piani fuori terra oltre al sottotetto. L’intero piano quindi va rivisto puntando alla valorizzazione delle tipologie esistenti (il che non significa che non vi siano singoli edifici che potrebbero essere demoliti) e alla conservazione di un luogo della storia e della memoria che potrebbe diventare, come il centro storico di Portanuova, anche un elemento di rilancio economico”.
Parrebbe che la zona sia anche posto sotto vincolo architettonico: “Fortunatamente l’ambito di intervento è sottoposto al vincolo paesistico ai sensi del D.Lgs n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) ed è compreso nella zona di tutela C2 (Trasformazione condizionata) del Piano Regionale Paesistico. Per questo scriveremo alla Soprintendenza per chiedere un approfondimento del progetto e auspicando il diniego del nulla osta”, precisa Acerbo.
“Pescara centro non ha bisogno di qualche condomino in più. In generale credo si possa dire che dopo aver criticato D’Alfonso per i suoi rapporti con le imprese, l’amministrazione Mascia intende favorire i costruttori riscrivendo le regole”, conclude, annunciando un’interrogazione sul caso al Consiglio comunale.
Daniele Galli