È quanto affermato dal sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia che questa mattina ha preso parte alla cerimonia di commemorazione del Giorno del Ricordo, alla presenza tra gli altri del presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, del prefetto Vincenzo D’Antuono, dei rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, degli assessori Nicola Ricotta e Marcello Antonelli, del consigliere regionale e capogruppo comunale Pdl Lorenzo Sospiri, del vicecapogruppo Armando Foschi, del consigliere comunale Vincenzo D’Incecco, del consigliere provinciale Camillo Savini, del presidente della Camera di Commercio Daniele Becci e del consigliere della Circoscrizione Castellamare Benedetto Gasbarro.
Ad aprire la cerimonia Mario Diracca, presidente dell’Associazione Esuli Venezia Giulia-Dalmazia, che ha ricordato il “terrore vissuto nei giorni delle Foibe, le difficoltà che gli istriani e i dalmati hanno dovuto affrontare una volta esiliati in Italia, difficoltà pure fronteggiate con la felicità comunque di essere in patria. Ma ricordo soprattutto le persecuzioni, i massacri, le angherie: essere italiani significava essere ‘fascisti’ e soggetti da eliminare fisicamente, a partire dai rappresentanti dello Stato, ossia Carabinieri e Guardia di Finanza, Polizia e Vigili urbani, sacerdoti, giudici e chiunque avesse prestato servizio all’Italia. E poi l’esilio di 350mila persone sradicate dalla propria terra e ignorate per sessant’anni da una politica vile”.
Subito dopo la funzione religiosa, accompagnata dal Coro Polifonico della Polizia municipale, si è snodato il corteo verso il Cippo sistemato in piazza Martiri Giuliano-Dalmati, presso la rotonda del Rampigna, dove, dopo la benedizione e la lettura della Preghiera dell’Esule, il sindaco Albore Mascia e il presidente Testa hanno deposto le due corone ai piedi del Cippo. “Pescara è forse stata tra le prime città italiane, già negli anni ’90, a commemorare in modo adeguato il dramma delle Foibe – ha ricordato il sindaco Albore Mascia -, con la partecipazione della comunità di esuli che vive nel capoluogo adriatico, tanto da dedicare a quegli italiani una piazza della città. Poi, dal 2004, con l’istituzione del Giorno del Ricordo, la presenza dei cittadini è divenuta sempre più numerosa, con il forte coinvolgimento anche delle scuole e degli studenti che hanno fame di conoscenza, che vogliono apprendere i dettagli di una vicenda che fa purtroppo parte della storia d’Italia e che pure spesso non riescono a rintracciare neanche nei propri manuali. Abbiamo visto oggi la partecipazione della città in una chiesa e in una piazza gremite: è un dovere per le Istituzioni ricordare le vittime di tutte le follie e i genocidi che hanno sconvolto l’umanità, come la Shoah o le Foibe, attribuendo a ciascuno di tali eventi eguale dignità perché gli italiani che sono stati vittime di quelle tragedie non hanno colore politico, ma sono solo donne, uomini, che hanno subito una barbarie”.