Erano un centinaio gli aquilani arrivati al Colosseo, fra le bandiere neroverdi e quello striscione, “Macerie di democrazia”, che apriva anche il corteo del 20 novembre. Una giornata dedicata alla rivendicazione della propria città, insieme ai diritti di quanti sono scesi in piazza: studenti, precari, movimenti di lotta per la casa, per la tutela dell’ambiente, del lavoro, del proprio futuro e di quello dei propri figli.
Durante il corteo, enorme, l’occasione per gli Aquilani di lanciare il loro messaggio è arrivata da una deviazione del percorso: davanti al dipartimento di Protezione civile hanno lasciato dei sacchetti dell’immondizia, quella di Napoli. “I cittadini dell’Aquila e i comitati antidiscarica di Chiaiano, di Napoli, hanno sanzionato così dal basso il comportamenti della Protezione Civile”, ha dichiarato Francesco Caruso, ex parlamentare del Prc. Poi la protesta è continuata, bloccando la città, sfilando per il Muro Torto e arrivando alla Sapienza.
Sono due le anime della giornata: da una parte, la protesta ironica, pacifica ma determinata, nel farsi ascoltare. Dall’altra, quella degli scontri provocati, dei cartelli divelti, della risposta delle forze di polizia.
La domanda di chi e è sceso oggi in piazza è: ora, cosa succederà? Quanto è alto il rischio che le proteste vengano strumentalizzate?
Domani sarà una giornata di riflessione: per pensare a una risposta e per difendersi da cosa succederà.