Chieti. Un progetto innovativo che fonda le proprie basi sul civismo e che fa riferimento ad un’area moderata e liberale. Manuel Carlo Pantalone, imprenditore Coordinatore di Italia Unica nella città di Chieti, si dice soddisfatto dei risultati ottenuti alle amministrative: “nelle varie città al voto abbiamo ben figurato, non ci dimentichiamo che il nostro è un partito giovane e guardiamo al lungo periodo.
A Milano abbiamo ottenuto un risultato straordinario, sia come coalizione che come lista. Al ballottaggio siamo convinti che col nostro candidato Parisi riusciremo a vincere e a centrare un obiettivo di immensa importanza.
Quanto alla nostra città l’unico modo per concretizzare un piano volto allo sviluppo consiste nel coinvolgere il tessuto imprenditoriale nonché la società civile tutta con l’insieme di stimati professionisti che la compongono, per avviare un processo di condivisione attorno a temi trasversali, che interessano l’intera collettività, proponendo sempre soluzioni concrete ma anche misurabili negli effetti che intendono produrre”.
Dunque il fulcro del progetto politico coordinato da Pantalone a Chieti, che a livello nazionale fa riferimento all’ex Ministro Corrado Passera e a livello regionale a Renato Ranieri, risiede nell’elaborazione di idee chiare e precise per la città con programmi definiti: “Procederemo per aree tematiche – afferma Pantalone – seguendo la logica dei gruppi di lavoro per concretizzare una disamina oggettiva sulle criticità e sugli aspetti che possono contribuire a migliorare la nostra città”.
Altro punto su cui il coordinatore di Italia Unica Chieti pone l’attenzione è quello relativo alla cultura: “valorizzare l’immenso patrimonio storico-culturale della nostra città deve essere una priorità. Una valorizzazione di questo aspetto porterebbe enormi benefici al commercio e all’economia cittadina. La nostra Chieti – conclude Pantalone – è una città dalle mille risorse e dalle molteplici peculiarità e su queste bisogna investire. Trarre spunto dalle origini per edificare il futuro deve essere il nostro imperativo”.