“C’è un progetto, ancora nelle fasi preliminari, che prevede la realizzazione nella zona industriale di Punta Penne di Vasto di una centrale termoelettrica da 4 megawatt per la combustione di biomasse liquide, cioè di oli vegetali. Questo genere di impianto rientra nella prima classe delle industrie insalubri”.
Nonostante il continuo parlare di economia compatibile, continua Caporale “tale impianto, qualora il progetto si realizzasse, sorgerebbe a ridosso della Riserva regionale di Punta Aderci, uno dei tratti di costa più suggestivi dell’intero Adriatico che ha però la sfortuna di essere contiguo al porto di Vasto. Il concetto di diseconomia nella nostra Regione è completamente sconosciuto o volutamente ignorato dalla sua classe dirigente. Così, tralasciando per un momento gli aspetti di conservazione dell’ambiente e di tutela del paesaggio, anche gli interessi di decine e decine di piccoli imprenditori del turismo vengono sacrificati alla ragione del grande impianto, del grande affare. Una grandeur senza spazi, senza pianificazione. Appunto, senza classe dirigente. Così, tralasciando questa volta aspetti ambientali ed economici o diseconomici, si passa sopra anche alla salute dei cittadini. Un bene prezioso, questo, cui non si dovrebbero applicare calcoli economici, sebbene anch’essa abbia un costo”.
“Il problema che una classe dirigente dovrebbe porsi” aggiunge “non è quello della quantità dei fumi prodotti da una simile centrale, ed eventualmente contrattarne una riduzione, ma, come ha scritto Antonino Spinnato, di Costituente ecologista di Vasto, chiedersi che tipo di fumi usciranno dal suo camino”.
Caporale spiega poi che i più recenti studi sulla pericolosità delle nano particelle, che nemmeno i filtri dei camini delle centrali più moderne riescono a trattenere, sono davvero allarmanti. “E teniamo presente che il progetto della centrale di Punta Penna prevede ben quattro camini. Allora non si tratta di richiedere nuove verifiche ambientali ma di dire no a impianti così grandi, che, come ho avuto modo di dire per le centrali di Bazzano e Avezzano, possono venire a configurarsi come veri e propri inceneritori. E’ ora che il Consiglio regionale rifletta su questi aspetti, recuperando il suo ruolo di indirizzo e di programmazione. Per questo, sul problema delle centrali richiederò un Consiglio regionale straordinario”.