“Chiediamo” scrive Paolini “di svolgere un’attenta e preventiva analisi dei possibili effetti a breve, medio e lungo termine, sullo stato di salute delle popolazioni che vivono nella zona interessata dall’intervento, nonché sui danni alle economie agricola e turistica che forniscono lavoro e sostentamento a un grandissimo numero di lavoratori e loro famiglie. Tutto ciò per poter scongiurare la realizzazione di un intervento pregiudizievole a tutti gli effetti per le prospettive di sviluppo di una vasta area abruzzese già penalizzata da interventi che ne aggrediscono il territorio”.
Il progetto prevede la realizzazione di un deposito di circa 18mila metri cubi di pet-coke in contrada Tamarete. La così detta “feccia” del petrolio è un prodotto che si ottiene dal processo di condensazione di residui petroliferi pesanti e oleosi; contiene sostanze estremamente pericolose, come idrocarburi policiclici aromatici, sostanze ritenute cancerogene come il benzopirene, metalli pesanti come nichel e vanadio, ad alto contenuto di zolfo e cloro.
“Proprio per l’alto grado di pericolosità, la pet-coke deve essere movimentata con cura soprattutto nelle fasi di carico, scarico e deposito” prosegue il consigliere dell’Idv “poiché l’eventuale dispersione e inalazione di polveri comporterebbe gravi rischi per la salute. Nel progetto si prevede, invece, la realizzazione di un deposito a cielo aperto, quindi soggetto agli eventi meteorici, alla dispersione nell’aria, nell’acqua e sul terreno. Di qui i rischi per la salute, ma anche la possibilità del verificarsi di piogge acide”.
Inoltre per Paolini il rischio che si potrebbe correre è che a breve la pet-coke possa essere utilizzata anche nell’ambito di processi industriali che si avvalgono dell’incenerimento di materiali combustibili, come già sperimentato in termini negativi in altre realtà nazionali e regionali.