Pescara, precari in Provincia: il punto di Confsal-Csa

Provincia_Pescara_PrecariPescara. Ancora 25 giorni e poi scadrà il contratto di lavoro per i dipendenti precari della Provincia di Pescara. E i precari sono tornati stamane a protestare, in forma pacifica, davanti al Palazzo dei marmi, mentre i sindacati Confal-Csa hanno indetto una conferenza stampa.

A parlare, piuttosto inviperito, è stato Piero Piermatteo, segretario provinciale per gli enti pubblici di Confsal, ricostruendo cronologicamente la vicenda fino ad arrivare alla personale riflessione sull’intricato esito attuale. La premessa, dovuta, è sulle motivazioni della conferenza indetta: “L’11 agosto”, spiega Piermatteo, “il Consiglio provinciale ha dovuto ritirare, per motivi politici di maggioranza, la delibera sulla creazione di una società in house mirata a coprire parte dei servizi svolti attualmente dai precari; noi scrivemmo il 17 agosto una lettere alla Provincia per chiedere il riscontro formale sulle volontà successive al ritiro della delibera, ma ad oggi non abbiamo ricevuto né risposte, né una lettera di convocazione. A questo punto, siamo qui oggi per chiedere pubblicamente chiarimenti”.
Ben note le vicissitudini, ma Piermatteo, dicevamo, ricostruisce tutto illuminando le norme relative: “Per questi servizi, che all’Amministrazione provinciale vengono delegati dallo Stato o dalla Regione, per i settori lavoro e formazione, servizi sociali, sportello europeo etc., dal 2001 l’Unione Europea e la Regione elargisce fondi di accompagnamento. Ma dal 2001 al 2009 la Provincia cosa ha fatto per rendere questi fondi e questi servizi concretizzati strutturalmente?”
Ed ecco le risposte che Piermatteo fornisce: “Ha stabilito contratti a tempo determinato di collaborazione coordinata e continuativa, una scelta prettamente numerica per avere più personale a minor costo; sono così nati i 66 precari della Provincia, piazzati a svolgere servizi dove c’erano già assunti di ruolo altre persone per conto del Ministero o della Regione, una sessantina in tutto che già venivano pagati dal bilancio dell’Ente.” C’è poi, sempre secondo il segretario Confsal, una mancata volontà di stabilizzare la situazione dei precari, nonostante possibilità concorsuali: “Sono stati espletati dal 2001 ben 47 concorsi, per i quali nessuna unità è stata prevista per il settore Lavoro e Formazione, dove risiedono ben 45 dei 66 precari; dal 2003 al 2009 sono stati operati 94 concorsi interni per passaggi verticali di funzioni, solo 6 dei quali riconducibili allo stesso settore. Cifre che parlano da sole”.
E dalle cifre, Piermatteo passa a parlare dei costi, lievitati esponenzialmente senza una precisa logica matematica: “Tra pensionamenti e avvicendamenti vari, dai precedenti 60 lavoratori di ruoli più 46 precari, siamo oggi con 46 di ruolo e 46 precari: ciò comporterebbe una diminuzione della spesa per gli stipendi. Invece c’è stato una lievitazione esponenziale. Questo perché fino alla fine del 2007 sono rientrati nel bilancio della Provincia dipendenti assunti a Co.Co.Co, interinali, le spese per le consulenze e gli staffisti, quelli cioè assunti per necessità politiche. Tra il 2007 e il 2008 sono stati spesi 800mila euro per le assunzioni interinali, di cui 110-120mila da dare alle agenzie che trattano questi contratti; ora, al di la del dato per come viene espresso, urge fare una riflessione: perche la Provincia deve pagare un’agenzia privata per gestire il lavoro interinale quando essa stessa è la titolare del settore Lavoro?”. Una domanda che lascia il sapore del dubbio in bocca.
“Questo dimostra”, prosegue a valanga Piermatteo, “come è stato gestito tutto il personale in questo Ente. Ma ora ci dicano cosa vogliono fare in futuro; l’Unione Europea passa centinaia di milioni di euro l’anno e possono ben decidere come vogliono spenderli, ma dal 2015 l’Europa chiuderà i rubinetti. E cosa faranno a quel punto? Chiudiamo i servizi? O bussiamo allo Stato?”. Stato che, con l’ultima finanziaria avrebbe chiuso alcune porte in faccia. “Tremonti”, spiega sempre il sindacalista, “ha ridotto il rapporto tra la spesa corrente della Provincia e i costi per il personale dal 50 al 40%, ciò vuol dire che superato questo rapporto i servizi vengono sospesi.”
Un quadro ben preciso, che Piermatteo sostiene con il commento alla vicenda espresso dall’Associazione nazionale comuni italiani. “Noi non contestiamo l’opportunità di tenere o meno questi 66 precari, ma ribadiamo che quando fu firmato con loro l’accordo nel 2008 venne data la certezza di un passaggio all’assunzione di ruolo. Ma poi fu usata la scusa che il fondo europeo non consentiva l’assunzione fissa: scusa servita solo a usare quei fondi per rimpinguare gli staffisti”. E i risultati? “Servizi scarsi”, risponde lui, “dovuti ad un problema deontologico: un disoccupato si rivolge ad un centro per l’impiego per trovare lavoro e trova allo sportello un precario, che umanamente lavora in modo svogliato.
Tutto chiaro. E invece no. Piermatteo non si risparmia dall’assumersi la responsabilità di una chiara critica di stampo politico: “Questa Giunta critica tanto il modo di fare dei suoi predecessori, ma certo non si comporta meglio. L’obiettivo di questa azione è quello di togliere dai posti di lavoro chi c’è e appartiene a vecchi colori politici per mettere dentro chi è più vicino alla modernità”. In conclusione si arriva ad una proposta, l’istituzione della famosa società in house: “ Riconosco che le amministrazioni stanno passando un brutto periodo, per non aver fatto economia in un passato dove si spendeva per il piacere di spendere e per fare vedere che si conta qualcosa. Ora però è legalmente possibile dare una proroga di 3 mesi ha chi ha il contratto di stabilizzazione: in questi tre mesi riuscissero a fare una o due società in house, con capitale pubblico, ma gestite bene e seriamente per avere un attivo cospicuo e dove possano essere transitati questi precari, per il rispetto della persona e della professionalità. È possibile, amministrazioni come quella di Trieste l’hanno dimostrato da decenni. L’unico difetto che presenta questa proposta è che mira all’efficienza dei servizi e non all’aggiustamento delle proporzioni e delle necessità politiche”, chiude stigmatizzando Piero Piermatteo.

Antonella Allegrino (Idv): “Testa non vuole i precari”.“Se esistono alternative dell’Amministrazione Testa alla stabilizzazione, come la ferragostana Linfa Srl., oppure una fantomatica esternalizzazione di cui si rincorrono voci in questo periodo, o ancora, le richieste di variazioni al bilancio contemplate nella delibera all’ordine del giorno del Consiglio di oggi, per definire due posizioni di dipendenti dell’Ente, fra cui quella del capo di gabinetto, allora esistono anche alternative alla scadenza dei contratti che scatterà fra venti giorni per i 66 precari della Provincia di Pescara, i quali hanno maturato il diritto ad essere stabilizzati e lo eserciteranno per vie legali.   Non sventolasse il Presidente le solite ragioni delle difficoltà economiche dell’Ente, perché, a parte la delibera di oggi, gli staffisti, i contratti a termine e le unità interinali accesi da un anno a questa parte attingendo alle risorse da destinare al personale, disegnano un’altra storia: quella della mancanza di volontà a stabilizzarli, per usare i 66 posti vacanti a proprio uso e consumo, inserendo nuovi precari, stavolta scelti direttamente dalla nuova Amministrazione pur a costo di lasciare scoperti servizi indispensabili finora assicurati grazie al lavoro di questi 66 uomini e donne e pur a costo di esporre l’Ente alla prospettiva di risarcimenti milionari a fronte delle vertenze che si accenderanno senza la stabilizzazione”.

Il commento dell’Allegrino: Testa non li vuole. Il consigliere provinciale Antonella Allegrino commenta così la situazione dei precari: “Non sventolasse il Presidente le solite ragioni delle difficoltà economiche dell’Ente, perché, a parte la delibera di oggi, gli staffisti, i contratti a termine e le unità interinali accesi da un anno a questa parte attingendo alle risorse da destinare al personale, disegnano un’altra storia: quella della mancanza di volontà a stabilizzarli, per usare i 66 posti vacanti a proprio uso e consumo, inserendo nuovi precari, stavolta scelti direttamente dalla nuova Amministrazione pur a costo di lasciare scoperti servizi indispensabili finora assicurati grazie al lavoro di questi 66 uomini e donne e pur a costo di esporre l’Ente alla prospettiva di risarcimenti milionari a fronte delle vertenze che si accenderanno senza la stabilizzazione”. La Allegrino si riferisce alla decisione presa stamattina di indire un incontro tra la Provincia e i precari, fissato al 7 settembre. ” Non sono serviti a nulla il Consiglio straordinario, gli incontri istituzionali e le proteste fin qui messe in atto da noi, dai sindacati e dai lavoratori stessi, sempre accompagnati da proposte alternative alla stabilizzazione e spesso anche meno care dei rimedi prospettati dall’Ente per coprire i posti che rimarranno scoperti: Testa non ha intenzione di stabilizzare e lo ha dimostrato anche questa mattina. La riprova ci sarà martedì, all’incontro convocato al solo scopo di sedare gli animi”, conclude in una nota stampa.

Daniele Galli

 

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