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Pescara, Les Paiollotes e la “leggina” regionale: Acerbo accusa D’Alfonso

Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista torna a pungere sulla questione degli abusi sulla riviera di Pescara.

 

 

 

E lo fa nel corso di una conferenza stampa relativamente all’ultima sentenza del consiglio di Stato sugli abusi che investono lo stabilimento balneare Les Paillotes.

 

Questi alcuni passaggi della conferenza stampa tenuta assieme a Loredana Di Paola di Mare Libero

“Come cittadini abruzzesi”, dice Acerbo, ” e pescaresi non possiamo che ringraziare anche in questa occasione la Soprintendenza per aver rimarcato – come da noi sempre sottolineato – che gli abusi realizzati “rappresentano una grave e palese menomazione della fruizione della veduta di costa pescarese” in una zona della città e dell’arenile (Rione Pineta) tutelata dall’art.142 lett. a) d.lgs. 42/2004 per il notevole interesse pubblico del panorama ai sensi del d.m. 13 maggio 1965.

Non ci stupisce che De Cecco abbia cercato di usare una norma approvata alla chetichella dalla Regione Abruzzo per difendere il suo abuso.

Come abbiamo già denunciato, D’Alfonso non solo ha approvato un Piano Demaniale Regionale identico a quello elaborato dalla Giunta Chiodi e da noi bloccato, ma lo ha anche peggiorato inserendo una norma evidentemente volta a salvare l’abuso di De Cecco.

Infatti il comma 25 dell’articolo 5 del PDM regionale prevede non solo la folle possibilità di aumentare a Pescara del 30% i volumi degli stabilimenti esistenti, come prevedeva anche il Piano di Chiodi, ma è stata aggiunta una norma ad hoc – non a caso poi brandita da De Cecco –per le concessioni che si trovano “in aree urbanizzate che svolgono attività per l’intero corso dell’anno, con almeno dieci dipendenti e un arenile di almeno 4000 mq”.

Si tratta evidentemente di una norma ad personam, approvata in maniera scorretta, visto che la stessa non era presente nel testo su cui i cittadini e le associazioni hanno poi fatto le osservazioni, né posta all’attenzione degli altri enti e amministrazioni dello Stato con cui la Regione ha l’obbligo di confrontarsi durante la redazione del Piano.

Questa ennesima “porcata” – che fa il paio con quella pro Milia e Mammarella per sbloccare tre palazzi sul mare – non può che suscitare amarezza e indignazione. Sarebbe interessante conoscere il nome dei consiglieri regionali che hanno presentato questo emendamento e l’hanno votato.

Fortunatamente la maldestra norma dalfonsiana non ha ottenuto il suo effetto; ci aspettiamo che tale “porcata” venga immediatamente abrogata dal Consiglio regionale. Nel caso in cui ciò non avvenisse, chiediamo all’amministrazione comunale di Pescara, attualmente in procinto di aggiornare il proprio Piano Demaniale, di non inserire questa assurda norma e di non recepire gli spropositati aumenti di cubatura (Pescara più 30%) concessi dalle nuove norme regionali.

E’ già grave che la politica continui a produrre norme a favore della ulteriore cementificazione della spiaggia, determinando la perdita pressoché totale della vista mare a Pescara, ma è ancor più grave che si inseriscano norme che favoriscono pochi discriminando di fatto persino il resto dei balneatori.

Noi non abbiamo nulla contro il cavalier Filippo Antonio De Cecco, ma pensiamo che non vi sia Stato di Diritto se la legge non è uguale per tutti. Saremmo ben contenti se De Cecco investisse i suoi capitali e le sue indubbie capacità imprenditoriali per rilanciare e riconsegnare alla fruizione uno storico stabilimento-ristorante sul mare come Guerino- Il Gabbiano. Il Comune invece continua a consentire a Gianni Paglione di tenerlo inscatolato e in ostaggio, senza revocargli la concessione”.

 

LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

 

Sentenza De Cecco (1)