Giulianova, finanziamenti mercato ittico: Gente Comune attacca Mastromauro

gentecomunelistaGiulianova. La lista Gente in Comune esprime “soddisfazione la notizia dei finanziamenti ottenuti dalla Regione per la soluzione degli annosi problemi del mercato ittico giuliese”.

Per l’associazione giuliese “dopo ‘solo’ cinque anni di amministrazione, e ciclici proclami sui presunti interventi migliorativi che il comune ha attuato per il buon funzionamento della struttura; dopo che diversi pescherecci giuliesi sono stati costretti a spostarsi a San Benedetto del Tronto per la vendita del pescato; dopo numerosi guasti al sistema informatico per le aste, risolti in tempi biblici (dato che la ditta aggiudicatrice dell’appalto di manutenzione dell’impianto è di fuori regione ed evidentemente il capitolato di incarico non prevede tempi minimi di intervento); dopo che le numerose richieste e gli appelli dei pescatori, per un miglior funzionamento della struttura, sono rimasti pressoché inascoltati; dopo che, da anni, la marineria si affanna a chiedere che venga ripristinata la commissione di mercato (prevista dagli articoli 5 e 6 del regolamento comunale del mercato ittico), si prende atto che, casualmente in piena campagna elettorale, si annuncia il finanziamento di interventi già urgenti e indispensabili cinque anni fa, interventi che speriamo di vedere finalmente realizzati”.

Gente Comune ricorda all’attuale sindaco che il Regolamento comunale del mercato ittico stabilisce che “Ente istitutore del Mercato è il Comune di Giulianova ed i proventi della gestione stessa debbono essere commisurati a sostenere le spese necessarie al buon funzionamento ed alla manutenzione del Mercato e dei suoi servizi ed al miglioramento ed adeguamento dei relativi impianti”.

“Ci si chiede, quindi, quanti siano i proventi della gestione del mercato ittico giuliese e come vengano impiegati, visto che è stato necessario chiedere finanziamenti alla Regione per ripristinare la funzionalità di una struttura, una volta fiore all’occhiello della città, ora ridotta – conclude l’associazione – ad un brutto edificio che poco conserva dell’originaria utilità”.

 

 

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