Pd Teramo, intervista a Robert Verrocchio:via al nuovo Ulivo con l’Udc

verrocchio_robertTeramo. Dialogo con tutti, dall’Udc alla sinistra radicale passando per i socialisti con i quali “vanno capite le ragioni delle divisioni”. Più decisionismo, in una segreteria provinciale che dovrà fare una cura dimagrante. A parlare è Robert Verrocchio, segretario provinciale del Partito Democratico, dopo la tornata elettorale e la quattro giorni del coordinamento provinciale. Un errore? “Non aver usato abbastanza i miei poteri”.

Segretario, il Pd in provincia di Teramo esce da due cocenti sconfitte, a Roseto e Colonnella. Sente di avere qualche responsabilità?
“Quando si perde il segretario deve sempre assumersele, perché una sconfitta non è mai di una sola persona ma di tutto il partito. Nelle elezioni cui si fa riferimento sono però emerse le responsabilità sul campo, locali, per aver pianificato male e non colto i segnali che prospettavano sconfitte”.

Il centrodestra arretra a livello nazionale, ma a Teramo arretra il Pd.
“E’ vero. Il Pd è uscito sconfitto dalle elezioni di Roseto. Non vedo però un Pdl che aumenta il suo consenso, perchè a Roseto il Pdl è poco sopra il dieci per cento. A Roseto si è trattato di una sconfitta del centrosinistra contro il centrosinistra, perché lì di Pdl ce n’è veramente poco”.

Come pensa di superare la frattura tra la segreteria provinciale e quella rosetana?
“Nella mia relazione ho detto che il mio ruolo non sarà quello di garante di una consultazione, che sarebbe riduttivo, ma di garante di una linea, che deve essere una linea di unità, di rinnovamento e di rappresentanza di varie sensibilità che ci sono e che a volte non sono state rispettate”.

Le incertezze delle alleanze hanno contribuito alla sconfitta?
“Molto. I problemi ci sono stati sia tra i dirigenti dei partiti, perché non hanno avuto il tempo per elaborare un programma, sia nell’opinione pubblica, che ha visto i partiti divisi sino all’ultimo momento. Questo è un errore che la politica fa spesso, ma gli accordi dell’ultimo minuto non passano. Ci vuole tempo per far capire il progetto ai cittadini”.

Anche a livello provinciale le alleanze non sono così chiare.
“A livello provinciale stiamo costruendo una coalizione che parte dal centrosinistra e che pian piano potrà guardare anche oltre. Ovviamente tutto deve basarsi su scelte chiare, trasparenti, programmatiche, che vedono la nostra parte politica confrontarsi sial proprio interno sia con forze più moderate”.

Nella relazione finale al coordinamento lei ha parlato di un dialogo da riallacciare anche con i socialisti.
“Con i socialisti bisogna avviare un dialogo per capire le reali ragioni delle divisioni del passato. Una volta comprese ci potrà magari essere la possibilità di riallacciare un rapporto sul territorio. Il dovere del partito provinciale è capire le ragioni e vedere se le divisioni possono essere superate”.

Parlerete anche con l’Udc?
“Non dobbiamo spaventarci di aprire all’Udc, o almeno con quella parte che ha mostrato di volersi aprire al centrosinistra, quella parte che magari ha capito che il progetto di alleanza con il centrodestra è fallimentare. Questo è un lavoro che funziona se tutto il centrosinistra lo condivide. Il nostro dovere è quello di allargare la coalizione. Per vincere dobbiamo prendere voti che sono dall’altra parte. Con l’Udc è ancora presto per dire se ci potrà essere un’alleanza, ma un dialogo ci sarà sicuramente”.

E con sinistra radicale? Anche lì i rapporti sono stati tesi.
“Con i partiti della sinistra non vedo grossi problemi di dialogo su programmi e idee. Punti di incontro ci sono e ci possono essere, ma occorre uno sforzo da tutte le parti. Da parte nostra lo stiamo facendo, come è avvenuto a Roseto. Cercherò di proseguirlo a livello provinciale, sperando che sia seguito anche a livello locale”.

Udc, Socialisti, sinistra radicale: non si rischia un’ammucchiata?
“Il Pd ha l’obiettivo di porsi come partito guida, tracciare le linee più importanti, e se è unito ci sono tutti presupposti per rendere granitico il rapporto. Il nostro dovere è di essere il baricentro di un’alleanza la più ampia possibile. Il Pd è nato pensando di essere autonomo. Io credo che non sia così. Il Partito Democratico nasce per coordinare le coalizioni”.

Sono in molti a definire debole la segreteria provinciale perché divisa fra troppe correnti.
“In ogni partito ci sono sensibilità diverse. Quando sono stato eletto ho deciso di fare una segreteria ampia, pur ricevendo critiche. Ma è vero che anche nel Pd ci sono stati gli “uomini di”. Il mio compito è di superare questa tendenza. C’è una linea, poi dopo ci si confronta”.

Quali sono stati i suoi errori?
“Può essere che in qualche occasione non  abbia utilizzato a sufficienza i poteri a mia disposizione. Sono però anche convinto che un segretario provinciale abbia bisogno di un certo periodo di tempo per costruire una propria linea. Qualcuno mi ha chiesto più decisionismo: colgo questo suggerimento”.

Lei ha parlato di “stagione degli errori che è finita”. Quali errori?
“Il primo è proprio quello dei gruppi. E’ la madre di tutti gli errori, quello cioè di considerare il partito un luogo in cui scontrarsi. Ma sono stati tanti. Ad esempio quello di utilizzare il partito solo per la propria carriera, o usare il partito sul territorio o alcune scelte amministrative per una propria visibilità”.

Gianni Chiodi ha parlato dei termovalorizzatori come una fase inevitabile. Cosa ne pensa il Pd?
“Finalmente Chiodi ha detto chiaramente ciò che pensava. Questa è la linea del centrodestra, e questo spiega tante cose, ad esempio perché in questi tre anni la Regione non ha fatto nulla sul fronte dei rifiuti. Il centrodestra ha stigmatizzato il comportamento dei comuni, ma queste sono follie. La programmazione non è compito dei comuni, ma competenza della Regione e delle Province. Ma dove sono gli impianti che avrebbero potuto far uscire l’Abruzzo dalla situazione in cui siamo?”

Il Pd teramano è andato su tutte le furie per la vicenda del Ruzzo.
“Siamo arrabbiati per il metodo che il centrodestra ha deciso di seguire. Non è mai successo che Cda di un ente così importante fosse stato minacciato con questa prepotenza, con un’arroganza che è arrivata ad essere estremista. E’ un atteggiamento che non fa onore né al centrodestra né alla politica. Da oggi si crea un precedente pericoloso. Se nei prossimi mesi qualche sindaco decide di passare al centrosinistra, o in futuro viceversa, cos’è? Dovremo cambiare di nuovo il Cda? Così viene meno la stabilità, la programmazione, si mettono a rischio gli investimenti, e si mette in difficoltà la stessa azienda con le banche e i fornitori”.

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