Tratta di clandestini: arresti in tutta Italia. Un fermo anche a Martinsicuro
Martinsicuro. C’ anche un cittadino di nazionalità afgana, domiciliato a Martinsicuro, coinvolto nella maxi operazione della polizia contro l’immigrazione clandestina e il traffico di immigrati: decine gli arresti in tutta Italia, nei confronti di appartenenti ad un’organizzazione criminale che ha fatto arrivare clandestinamente in Italia migliaia di migranti per poi trasferirli in altri Paesi europei. E Bologna era lo snodo principale del traffico per gli immigrati diretti verso il nord. Le indagini, avviate a maggio del 2010, sono state condotte dal Servizio centrale operativo (Sco) e dalle squadre mobili di Lecce, Bologna e Ravenna, sotto il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e dalle procure di Bologna e Lecce. Le squadre Mobili di Bologna e Ravenna la scorsa notte hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro fermi, nell’ambito di quella che è stata chiamata Operazione Ropax, nei confronti di altrettanti afgani per associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità del reato e finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I provvedimenti sono stati eseguiti a Bologna, Ascoli Piceno, Milano, Roma e Teramo. Il personale delle squadre Mobili di Bologna e Ravenna, in collaborazione con i colleghi di Lecce, ha inoltre eseguito 18 ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito di un procedimento penale connesso a carico di altri stranieri, dediti in Italia e all’estero allo «smuggling», il trasporto clandestino di persone. La complessa attività investigativa, durata più di un anno, ha permesso di scoprire come i migranti – attraverso referenti in Turchia, Libia ed Egitto – raggiungevano le coste italiane con imbarcazioni di medie dimensioni con cui sbarcavano in Puglia, Sicilia e Calabria, oppure con una tappa forzata in Grecia, dove venivano imbarcati su traghetti di linea diretti in Italia (ai porti di Ravenna, Ancona o Bari, anche all’interno di trailer). Gli immigrati, nei loro viaggi, erano «in costante pericolo di vita». Una volta sbarcati, trovavano una capillare rete di connazionali che si adoperava per ospitarli in abitazioni e consentire l’organizzazione del viaggio in piccoli gruppi. Il trasporto attraverso l’Italia fino al confine tedesco o francese avveniva con auto e pullmini noleggiati, oppure tramite Tir e treni. Per questo, sottolinea la polizia, Bologna diventava lo snodo principale per chi era diretto verso il Nord Europa.