Tortoreto, l’ex custode del cimitero vince anche in appello: deve essere reintegrato nelle mansioni

Tortoreto. L’ex custode del cimitero di Tortoreto, Claudio Di Sabatino, va riassegnato alla sua mansione originaria. O in alternativa ad un altro ruolo equivalente.

 

E in ogni caso l’applicazione di una nuova pianta organica, che in nessun caso, poteva surrogare un eventuale provvedimento disciplinare (di trasferimento) nei confronti del dipendente pubblico non è legittima. Sono due i passaggi focali della sentenza della Corte d’Appello (presidente Rita Sannite) che ha rigettato il ricorso del Comune di Tortoreto che aveva impugnato il pronunciamento di primo grado che, nel 2018, aveva già intimato all’ente di ricollocare il necroforo comunale nella sua mansione originaria.

 

Dunque il percorso seguito dall’Ente (iniziato nel 2016, durante la gestione commissariale e poi proseguito) è stato dichiarato in primo grado, e ora confermato in appello, illegittimo in merito al trasferimento del dipendente in un altro settore. Con un demansionamento nelle funzioni e delle qualifiche in precedenza acquisite. E di riflesso l’ex custode del cimitero (difeso dall’avvocato Francesco Antonini) dovrà essere ricollocato nella sua mansione originaria o comunque equivalente, visto che allo stato attuale i servizi cimiteriali sono statti esternalizzati. Inoltre, l’Ente è stato anche condannato a pagare, per spese legali, 6500 euro, oltre gli altri oneri di legge, in attesa poi di conoscere eventuali sviluppi.

La vicenda. Tutta la questione prese forma nel luglio del 2016, quando il Comune, sulla scorta di alcune segnalazioni, poi trasmesse alla Procura della Repubblica (procedimento nel frattempo archiviato), decise di trasferire in maniera temporanea (fino al dicembre dello stesso anno), Claudio Di Sabatino nel settore ambiente e manutentivo. Quel provvedimento, che però, doveva avere un carattere temporaneo, in attesa ovviamente di chiarire i termini della vicenda, nella sostanza è diventato definitivo. Visto che nella successiva pianta organica, Di Sabatino è stato confermato nel settore manutentivo, come esecutore tecnico, però con una mansione diversa e comunque minore rispetto alla precedente. Il giudice del lavoro, in primo grado, ha accolto in toto le istanze del dipendente pubblico. Tesi poi confermata anche in appello (dopo il ricorso del Comune

 

La circostanza che nessuna comunicazione sia stata data al lavoratore e, solo a seguito di una richiesta di chiarimenti di quest’ultimo”, sottolinea l’avvocato Francesco Antonini, “ il titolare del procedimento disciplinare abbia affermato che, essendo stata approvata la nuova pianta organica, egli risultava essere stabilmente ascritto all’interno del settore 6 e che l’assegnazione definitiva al nuovo reparto ha reso superflua l’adozione di un successivo provvedimento cautelare, costituisce un comportamento non conforme alla legge, che impone l’obbligo di definire il procedimento disciplinare avviato con l’adozione di un provvedimento, che non può essere sostituito con altro provvedimento (la nuova pianta organica) estraneo alla procedura disciplinare stessa.

Pertanto è tale comportamento che rende illegittima l’assegnazione: tale nullità non è espressione di un sindacato giudiziale sul nuovo assetto organizzativo degli uffici comunali, bensì è l’affermazione, corretta, che la pianta organica non può costituire provvedimento sostitutivo del procedimento disciplinare”.

 

 

“Il fatto poi che il servizio cimiteriale sia stato esternalizzato”, chiude l’avvocato, “ non è di impedimento a che Di Sabatino sia assegnato a mansioni che rispecchino non solo il suo inquadramento, ma anche la professionalità acquisita, anche se non nell’ambito dei servizi cimiteriali, e del resto tale ipotesi è stata contemplata anche dal giudice di primo grado”.

 

 

 

Impostazioni privacy